Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Il valore della persona... L'eutanasia

"Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perchè se noi viviamo, viviamo per il Signore; se moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore". (Rm 14, 7-8)

Eutanasia in greco antico significa, letteralmente, “buona morte”. Oggi con questo termine si definisce l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia del malato grave o terminale. Si parla di eutanasia passiva e attiva, è passiva quando si ritiene opportuno rallentare o interrompere procedure mediche, considerate inutili e sproporzionate rispetto ai risultati attesi, in modo da consentire alla natura di fare il suo corso e avvicinare il momento della morte; è attiva quando il medico causa direttamente la morte del malato, anche se questa viene richiesta dal paziente stesso.
L’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro paese: ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si dimostri il consenso del malato, le pene sono previste dai sei ai quindici anni. Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580. Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anche questa proibita, vi è maggiore difficoltà a dimostrare la colpevolezza del medico.
La Chiesa condanna ogni forma di eutanasia attiva in quanto assume a tutti gli effetti il significato esplicito di una soppressione deliberata di una persona umana. Per quanto riguarda l’eutanasia passiva si afferma che i mezzi di cura non possono essere sproporzionati alle reali possibilità di recupero della salute. Perchè l’uomo non ha il diritto di morire, ma ha il diritto di morire in pace e con dignità, di non soffrire inutilmente e di essere protetto contro qualsiasi specie di accanimento terapeutico.
Leggiamo nella Dichiarazione sull’eutanasia (1980), Congregazione per la dottrina della fede:
“Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo. Si tratta infatti, di una violazione della legge divina, di un’offesa alla dignità della persona umana, di un crimine contro la vita, di un attentato contro l’umanità”.
Per i cristiani è indispensabile aiutare il malato ed il morente a dare un significato alla malattia e alla morte. Così come la morte e risurrezione di Cristo sono fonte di speranza, anche il tempo della sofferenza può essere un tempo ricco di amore se uno diventa capace di offrirlo a Dio e ai fratelli.

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