Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Profeti e santoni

I primi due secoli dell'impero videro un pullulare di santoni e "profeti" che vagavano per il mondo a predicare e godevano di grande stima.

Profeti e santoni erano considerati “uomini di Dio”, vale a dire uomini dotati di poteri soprannaturali, quali la capacità di prevedere il futuro, di guarire le malattie, di allontanare i demoni tramite esorcismi. Ricordiamo in particolare un certo Peregrino, la cui vita è nota grazie allo scrittore Luciano (La morte di Peregrino). Di famiglia agiata, Peregrino si era messo nei guai da giovane a causa di poco edificanti avventure amorose; aveva poi lasciato la città circondato dal sospetto di aver fatto uccidere il proprio padre. Trasferitosi in Palestina, si era convertito al cristianesimo ed era diventato uno dei capi della comunità locale.
In seguito fu imprigionato perchè cristiano e per il rifiuto di rinnegare la propria fede venne considerato dai suoi confratelli un sant’uomo. Alla fine fu rilasciato e tornò in patria, dove distribuì i propri beni ai poveri. Entrato in urto con i cristiani, abbandonò la Chiesa per ritirarsi in Egitto, dove si dedicò a pratiche ascetiche: viveva nella più assoluta povertà, digiunava, si flagellava per mortificare il corpo.
Dall’Egitto passò in Italia e poi in Grecia, dove si suicidò con un atto spettacolare nel 156 d.C., durante i giochi olimpici, fece innalzare una pira davanti a una folla di persone e si gettò tra le fiamme dicendo:”Spiriti di mio padre e di mia madre, accoglietemi benevoli!”. In seguito a questo episodio divenne oggetto di venerazione: si diceva che la sua statua fosse capace di operare miracoli.

Il “profeta” più famoso dell’antichità fu però il pitagorico Apollonio di Tiana, vissuto nel I secolo d.C. Egli era considerato un sapiente dotato di capacità straordinarie e, secondo alcuni, di poteri magici. Apollonio può essere considerato una sorta di “santo pagano”: praticava l’astinenza e la virtù, compiva prodigi e si occupava di purificare individui e città esorcizzando demoni e spiriti maligni. Su di lui si raccontavano storie meravigliose, secondo le quali egli fu imprigionato e condotto al cospetto di Domiziano, ma nel mezzo del processo sparì misteriosamente e si sottrasse alla condanna. Secondo alcuni egli sarebbe vissuto sino a cento anni, rimanendo sempre giovane d’aspetto; altri dicevano persino che egli non fosse morto ma scomparso alla vista degli uomini in un tempio dell’isola di Creta. La sua memoria rimase viva tra gli intellettuali del mondo antico: gli furono dedicate staute che si diceva avessero il potere di allontanare carestie e pestilenze, furono coniate monete con la sua effigie e ci fu qualche scrittore pagano che lo contrappose a Cristo, affermando che egli ne possedeva le medesime capacità taumaturgiche.

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