Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 15 settembre 2014

Beata Vergine Maria Addolorata (memoria)
 
Antifona d'ingresso
Simeone disse a Maria:
“Egli è qui per la rovina
e la risurrezione di molti in Israele,
segno di contraddizione,
e anche a te una spada trafiggerà l’anima”. (Lc 2,34-35)
 
Lettera agli Ebrei 5,7-9.
Cristo, nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà;
pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì
e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Salmi 31(30),2-3a.3bc-4.5-6.15-16.20.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.
Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.

Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.

Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.

Ma io confido in te, Signore; dico: "Tu sei il mio Dio,
nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.

Sequenza
[Stabat Mater dolorosa
iuxta Crucem lacrimosa,
dum pendebat Fílius.
[Addolorata, in pianto
la Madre sta presso la Croce
da cui pende il Figlio.
Cuius animam gementem,
contristátam et dolentem,
pertransívit gládius.
Immersa in angoscia mortale
geme nell'intimo del cuore
trafitto da spada.
O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigeniti!
Quanto grande è il dolore
della benedetta fra le donne,
Madre dell'Unigenito!
Quae maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati poenas íncliti.
Piange la Madre pietosa
contemplando le piaghe
del divino suo Figlio.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplício?
Chi può trattenersi dal pianto
davanti alla Madre di Cristo
in tanto tormento?
Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
dolentem cum Fílio?
Chi può non provare dolore
davanti alla Madre che porta
la morte del Figlio?
Pro peccátis suae gentis
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis súbditum
Per i peccati del popolo suo
ella vede Gesù nei tormenti
del duro supplizio.
Vidit suum dulcem natum
moriendo desolátum,
dum emísit spíritum.
Per noi ella vede morire
il dolce suo Figlio,
solo, nell'ultima ora.
Eia Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
O Madre, sorgente di amore,
fa' ch'io viva il tuo martirio,
fa' ch'io pianga le tue lacrime.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
Fa' che arda il mio cuore
nell'amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.
[Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide
[Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.
Tui nati vulneráti,
Tam dignati pro me pati,
poenas mecum dívide.
Uniscimi al tuo dolore
per il Figlio tuo divino
che per me ha voluto patire.
Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolere,
donec ego víxero.
Con te lascia ch'io pianga
il Cristo crocifisso
finché avrò vita.
Iuxta Crucem tecum stare,
et me tibi sociáre
in planctu desídero.
Restarti sempre vicino
piangendo sotto la croce:
questo desidero.
Virgo vírginum præclára,
mihi iam non sis amára:
fac me tecum plángere.
O Vergine santa tra le vergini,
non respingere la mia preghiera,
e accogli il mio pianto di figlio
Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consórtem,
et plagas recólere.
Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare ai suoi patimenti,
adorare le sue piaghe sante.
Fac me plagis vulnerári,
fac me Cruce inebriáriet
cruóre Fílii.
Ferisci il mio cuore con le sue ferite,
stringimi alla sua croce,
inebriami del suo sangue
Flammis ne urar succensus,
per te, Virgo,
sim defensusin die iudícii.
Nel suo ritorno glorioso
rimani, o Madre, al mio fianco,
salvami dall'eterno abbandono.
Christe, cum sit hinc exíre,
da per Matrem me veníre
ad palmam victóriæ.
O Cristo,
nell'ora del mio passaggio
fa' che, per mano a tua Madre,
io giunga alla meta gloriosa.
Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradísi glória.
Quando la morte dissolve il mio corpo aprimi,
Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria.

+Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 19,25-27.

In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.


Omelia
a cura di
Qumran2.net 
 
Monaci Benedettini Silvestrini 
«Donna, ecco il tuo figlio!»

Gesù è morente sulla croce. Sta vivendo nello strazio del dolore i suoi ultimi momenti di atroce passione. Sta per dire al Padre e proclamare all?intera umanità che «tutto è compiuto». A quel ?compiuto? di amore infinito manca un ufficiale e solenne coinvolgimento della Madre sua, che è lì affranta, ai suoi piedi, a condividere lo stesso dolore, a dare, anche Lei, come aveva dichiarato, all?Angelo il pieno compimento alla promessa di adempiere fino alla fine la sua missione di Madre del Verbo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola». Gesù la chiama ancora «donna» perché la identifica con la nostra umanità da salvare, ma sta per dirle «Madre» perché con la sua intima e profonda partecipazione alla sua sofferenza si qualifica come la corredentrice del genere umano. E come tale la «donna» diventa «Madre» a pieno titolo: perché è la perfetta discepola, perché sta esprimendo anche Lei in pienezza la sua maternità nel confronti del Figlio, nei confronti dei figli. In quell??ecco tuo figlio?, Gesù mostra se stesso alla madre e addìta tutti noi a Lei. Sta offrendo al Padre il prezzo del nostro riscatto che egli per primo ha pagato per noi, ma che racchiude anche il dono della Madre per tutti i suoi figli. Così Maria, la Madre entra ufficialmente nella «casa». Non è soltanto la casa del discepolo ad accoglierla, ma la Chiesa tutta diventa la casa di Maria. La sua maternità diventa universale e così Lei entra nel nostro mondo e allo stesso tempo assume il suo ruolo, quello di essere la genitrice di tutti i figli che vogliono conformarsi a Cristo. Oggi Egli, guardando ancora con infinito amore la Madre sua, ripete a tutti noi, alla sua Chiesa, a tutti i sofferenti, alle mamme affrante come lei per le diverse perdite dei propri figli: «Ecco la tua madre!». Pare voglia ripetere a tutti: il dolore offerto per amore ormai è soltanto motivo di redenzione e di salvezza perché non conduce più alla morte, ma al riscatto, alla risurrezione, alla vita nuova in Cristo.


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