Gesù, perdona la nostra ingratitudine!
Ora un centurione aveva un servo a lui tanto caro, che era assai malato, e stava per morire.
Avendo sentito parlare di Gesù, mandò da lui alcuni anziani giudei che gli dicessero: - Signore, il mio servo giace a casa immobilizzato e soffre terribilmente.
Essi andarono e giunti da Gesù lo pregarono con insistenza dicendogli: - Egli merita che tu lo favorisca, perché ama il nostro popolo e ci ha perfino costruito la sinagoga.
E Gesù rispose: - Va bene, verrò e guarirò il suo servo.
E s’incamminò con loro.
Ma quando fu poco lontano dalla casa, ecco il centurìone gli manda incontro alcuni amici che dicessero a Gesù queste parole: - Signore, perché ti disturbi? io non sono affatto degno che tu entri nella mia casa. Anzi appunto per questo io (che sono pagano) non mi sono ritenuto degno di presentarmi a te. Ma se tu dirai una sola parola, il mio servo guarirà all’istante. Infatti anch’io, pur essendo soggetto ad altri, ho dei militari miei dipendenti e se dico a uno: - va’- egli va, - vieni - egli viene, - fa’ la tal cosa - egli la fa.
Sentendo queste cose, Gesù ne rimase meravigliato e volgendosi a quelli che lo seguivano disse: - In verità vi dico, che neanche in Israele e tra il popolo ebraico ho trovato tanta fede.
Essendo poi ritornati a casa gli ambasciatori, trovarono quel servo, che era moribondo, perfettamente risanato.
A GESU’
O Signore, tu lodi e vuoi che si ammiri la fede e l’umiltà di quel centurione pagano.
lo ammiro la tua smisurata umiltà, pronto ad entrare nella casa di un infedele per compiacere lui e i suoi inviati.
Ma cosa avrebbe detto quel centurione, se ti avesse visto giungere all’estremo della degnazione con l’entrare in un Tabernacolo e rimanertene giorno e notte sotto le specie eucaristiche, sempre pronto ad ascoltarci, a sanarci e ad intercedere per noi?… Questa è umiltà al massimo grado, che dovrebbe fare esclamare a tutti gli uomini: «Non s’è mai pensata, né vista simile cosa!».
E invece gli uomini ti passano vicino e, non solo non ti lodano, ma neppure ti guardano, neppure si curano di salutare il Signore che s’è degnato di venire a stare in mezzo a noi, doppiamente miserabili.
O Gesù, perdonaci! Quante volte, anch’io ho di-menticato la tua presenza! Quante volte sono stato davanti a te distratto… freddo… apatico!
Ingrato che sono! Non è ora che mi svegli da questo sonno di indifferenza, tanto dannoso per l’anima mia?…
O S. Pasquale Baylon, o S. Veronica Giuliani, o S. Teresa d’Avila, o voi tutte anime eucaristiche, scuotetemi da questa inerzia spirituale, infondetemi profonda stima e grande amore per il mio Signore Sacramentato, fate che almeno sappia dire con intima convinzione quel «Domine, non sum dignus», che destò la meraviglia di Gesù.
A MARIA
O Maria, ancella del Signore, umile ed alta più che creatura, fu nella tua casa che Gesù incominciò a praticare quell’umiltà, che doveva farlo giungere all’estremo della degnazione nell’immolazione eucaristica!
Fosti tu la prima che l’adorasti con la profonda percezione del Dono immenso che il tuo figlio faceva all’umanità, mentre gli apostoli ancora non comprendevano la grandezza del mistero.
O Maria, so bene che, nella fede eucaristica, non sono ammesse le mezze misure. O non si crede e si è eretici, o si crede e ci si deve annientare col cuore, con la mente, con la volontà, davanti all’annientamento del Figlio di Dio, Gesù.
Ripara tu per me, o Maria, la mia incapacità, affinché Gesù abbia da me un’adorazione piena, umile e gradita.
PROPOSITO
Ogni volta che sarò umiliato, offrirò a Dio la mia umiliazione assieme a quella di Gesù nel santissimo Sacramento dell’Altare.
COMUNIONE SPIRITUALE
Vieni, vieni, Gesù mio, Nel possesso del mio cuore, Tutto infiammalo d’amore, onde viva sol per te. (pausa) Come giunto al cuor ti stringo, o celeste e amato sposo, in te sol trovo riposo, nell’amarti sta il mio ben.