Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 4 gennaio 2015

II DOMENICA DOPO NATALE
 
Antifona d'ingresso
Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
il tuo Verbo onnipotente, o Signore,
è sceso dal cielo, dal trono regale. (cf. Sap 18,14-15)
 
 
Libro dell’Ecclesiastico 24,1-4.8-12.
La sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo.
Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, si glorifica davanti alla sua potenza:
"Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e ho ricoperto come nube la terra.
Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi.
Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l'eternità non verrò meno.
Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città amata mi ha fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità".

Salmi 147,12-13.14-15.19-20.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda, Sion, il tuo Dio.
Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.

Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1,3-6.15-18.
Fratelli, benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo,
secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi,
non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,
perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.
Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi

+ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,1-18.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. 


Meditazione del giorno
San Tommaso d'Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Esposizione su Giovanni, I, 178s 
 
« Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo »
«Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... noi lo anniunziamo anche a voi» (1 Gv 1,1-3)... Il Verbo fattosi carne si è fatto conoscere agli apostoli in due modi: l'hanno riconosciuto in primo luogo con la vista, come ricevendo dello stesso Verbo la conoscenza del Verbo stesso, e in secondo luogo con l'udito, ricevendo questa volta dalla testimonianza di Giovanni Battista la conoscenza del Verbo.

A proposito del Verbo, Giovanni l'evangelista afferma: «Noi vedemmo la sua gloria»... Per san Giovanni Crisostomo, queste parole si riferiscono alla parola precedente nel vangelo di Giovanni: «Il Verbo si fece carne». L'evangelista vuole dire: l'incarnazione ci ha conferito non soltanto il beneficio di diventare figli di Dio, ma anche quello di vedere la sua gloria. Infatti, gli occhi deboli e malati non possono guardare la luce del sole: ma quando brilla attraverso una nuvola o un corpo opaco, allora lo possono. Prima dell'incarnazione del Verbo, gli spiriti umani erano incapaci di guardare la luce «che illumina ogni uomo». Perciò, perché non siano privi della gioia di vederlo, la luce stessa, il Verbo di Dio, ha voluto rivestire la carne perché potessimo vederla.

Allora, gli uomini «si voltarono verso il deserto: ed ecco la gloria del Signore apparve nella nube» (Es 16,10), cioè il Verbo di Dio nella carne... E sant'Agostino nota che, perché possiamo vedere Dio, il Verbo ha guarito gli occhi degli uomini facendo della sua carne un collirio salutare... Ecco perché, subito dopo aver detto: «Il Verbo si fece carne», l'evangelista aggiunge: «E noi vedemmo la sua gloria», come per dire che subito dopo aver applicato il collirio, i nostri occhi sono stati guariti... Questa gloria Mosè desiderava vederla e non ne ha visto che l'ombra e il simbolo. Gli apostoli invece, hanno visto il suo splendore.


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