Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Essere Cristiani: Il mistero di Gesù Uomo-Dio

Chi è Gesù di Nazareth?
 
 
Parlare di Gesù di Nazareth non è facile, ma dire di Lui le solite cose può essere banale. Che sia esistito non ci sono dubbi, abbiamo delle prove storiche a conferma del fatto, prove che possiamo trovare dovunque. Cosa ha fatto è narrato nei Vangeli… Cosa dire, dunque, di ques’uomo?
Così troviamo scritto nel Vangelo di Luca (4,16-21) a proposito di come Gesù si presenta:Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». La lettura di Isaia, parla della consacrazione del profeta, ma Gesù applica a se stesso quelle parole, Gesù parla di sè come del Messia atteso e annunciato nell’Antico Testamento. Infatti è il mandato da Dio, l’unto, il consacrato, il Cristo.
Egli attraverso il brano di Isaia, presenta il motivo della sua presenza: è stato mandato dal Signore per rispondere al grido del povero e del sofferente. La liberazione dalla prigionia e dall’oppressione è il lieto messaggio (Vangelo) che Gesù porta sulla terra. Con Lui si porta a compimento la promessa di Dio, l’alleanza fatta con Noè, con Abramo, con Mosè e le dodici tribù d’Israele si realizza in Cristo, e si estende a tutta l’umanità.
 
Ma chi è questo povero che grida?

(Edvard Munch, Il grido, 1895, Munch Museet, Oslo)

Il termine povero deriva dal latino pauper, che ha la stessa radice di paucus. Il povero è dunque colui che ha poco, che manca di qualcosa. In senso generale, si è poveri non solo a livello socio-economico, ossia se si è privi di cibo e di beni, ma anche nella dimensione esistenziale, mancando di speranza, di serenità, di un senso da dare all’esistere. In questo senso, ogni persona può gridare la sua povertà, può sentirsi oppressa. 
Gesù nelle beatitudini esalta la povertà, ma essa non è vista come indigenza, mancanza del necessario, ma la capacità dell’uomo di affidarsi a Dio, la scelta consapevole di rinunciare a qualcosa di proprio per donarlo agli altri, non basare la propria esistenza e realizzazione sul possesso, ma sulla relazione con l’altro. Una relazione che ci porta ad amare Dio e il prossimo.
La carità, e quindi l’amore, è presentata da Gesù come il comandamento più nuovo e più grande (Lc 10,25-37).
Scriveva Agostino, in Ioan. Ep.,5,7:
“Potresti dirmi che non hai mai visto Dio; non potrai mai dirmi che non hai visto gli uomini. Ama dunque il tuo fratello. Se amerai il fratello che tu vedi, potrai contemporaneamente vedere Dio, perchè vedrai la carità stessa, e Dio abita nella carità”.
Gesù ci indica, con la sua vita, l’atteggiamento da tenere nei confronti dei nostri fratelli, Egli si avvicina a tante persone e mostra il volto del Padre, un Dio innamorato, un Dio padre e madre che cerca un rapporto con l’uomo, pronto a conquistarlo e accoglierlo nel momento in cui si allontana da lui.
Il suo insegnamento e la sua vita testimoniano l’amore di Dio verso tutti gli uomini senza alcuna distinzione di popolo, ceto sociale, sesso. In Gesù tutti gli uomini incontrano Dio, anche coloro che sono socialmente emarginati (poveri, peccatori, lebbrosi, prostitute). L’uomo è amato da Dio non perchè buono giusto, ma in quanto figlio bisognoso dell’amore del Padre.
 

Un amore che ritroviamo nelle  tre parabole dell'amore di Dio

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