Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Un cammino spirituale: Siamo venuti per adorarlo


Primo incontro
Siamo venuti per adorarlo
 Cammino spirituale per i giovani


Un giorno un giovane si avvicinò a Gesù dicendo:”Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Egli rispose:”Perché mi chiami buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese:”Quali?”. Gesù rispose:”Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”.
Il giovane gli disse:”Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”. Gli disse Gesù:”Se vuoi essere perfetto, và vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.
Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze… (Mt 19, 16-22)

Quante volte avrai sentito questo brano di Vangelo! Quante volte ti sarà stato spiegato come un invito a vivere la fede con rinnovato impegno, ad essere un giovane o una giovane “migliore” di quello che incontrò Gesù. Vorrei che tu ti fermassi un attimo su due parole. Il giovane sembra sicuro di sé, convinto di quanto ha fatto e capace di gestire la sua vita. È un giovane arrivato, che prende addirittura l’iniziativa di interrogare Gesù. Eppure dal suo intimo traspare un’inquietudine, un vuoto non risolto: 
Che cosa mi manca?
È la prima parola di questo cammino, che fa eco a tutto il Vangelo. Gesù traspare da tutto il Vangelo come “Colui che è in cammino” e che chiama gli uomini alla sequela, a camminare con Lui. Il suo messaggio è una proposta di crescita, e per seguirlo bisogna aver voglia di crescere, di migliorare, di cambiare. Se credi che non ti manchi nulla, se ti ritieni “arrivato/a”, se non c’è spazio in te per metterti un attimo in discussione e soprattutto per sperare e sognare che ci sia qualcosa di più da cercare… se sei così, allora la proposta di questo cammino con Gesù non ti interessa. Ma è necessario parlarci chiaro. Le vie di uscita da questo brano sono solo due: o seguire Gesù oppure andarsene via triste… e questa è la seconda tremenda parola: un giovane triste. Sembra una contraddizione in termini, eppure spesso è una concretissima realtà. Una realtà da cui il Signore ci chiama fuori, ci invita a seguirlo verso un'altra direzione, su un altro cammino.
E’ il cammino che ci propone il Papa per la prossima XX Giornata mondiale della Gioventù a Colonia, nell'agosto 2005.

Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. È un tema che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario per incontrare i Magi, le cui reliquie, secondo la pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro il Messia di tutte le nazioni.
In verità, la luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi. “Essi partirono” (Mt 2,9), racconta l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente. Imitando i Magi, anche voi, cari giovani, vi accingete a compiere un “viaggio” da ogni regione del globo verso Colonia. (Giovanni Paolo II)

Il nostro viaggio ideale lo faremo in compagnia dell’evangelista Matteo, che durante quest’anno ascolteremo parlarci di Gesù ogni domenica (anno A). E siccome arriva l'inverno, faremo il nostro percorso in montagna; anzi, sulle montagne dove Gesù è stato con i suoi discepoli. Anche noi, dietro a Lui, per fare la sua stessa strada nel tempo e nello spazio, nell'oggi della nostra vita. 

Nella tua vita…
Ogni cosa preziosa costa sacrificio ed impegno; anche l’incontro con Dio li richiede.
Quanto conta Dio nella tua vita?
Quanto tempo dedichi alla preghiera ed alla riflessione sulla fede?

Ma che tipo è questo Matteo evangelista?
È un discepolo di Gesù che scrive il suo vangelo con gli occhi ben fissi ad un problema della sua comunità cristiana di appartenenza. Vive infatti in mezzo ad una comunità di cristiani che vengono tutti dalla fede ebraica. Una comunità che può avere tanti punti di contatto con la nostra personale esperienza. La gran parte della loro vita di fede è tradizionale, risale ai nonni e ai nonni dei nonni. Sono nati ebrei e sono diventati cristiani. Ora si chiedono: quanto della nostra fede tradizionale è da conservare? Quanto deve essere rinnovato secondo “questa fede nuova” che ci è stata proposta? È un problema molto attuale per noi e per ogni generazione cristiana che voglia riscoprire e rinnovare la fede.
La risposta che Matteo propone è semplice e geniale: Gesù!
Gesù è sempre vero, moderno ed attuale, sempre indispensabile e fondamentale. Bisogna tornare chiaramente e radicalmente a Lui. Gesù è la sola via, di ogni tempo e di ogni luogo, per incontrare Dio e per rinnovare la nostra vita. Seguire Lui è stata la risposta dei primi cristiani e può essere anche la nostra.
Buon viaggio...
Partiamo dunque, cominciando a guardare il Vangelo in modo nuovo.
Immagina che il Vangelo non sia un libro stampato, ma un’ampia carta geografica. Una carta che descrive il nostro mondo in cui tutti ci troviamo. Il mondo che tutti conosciamo, ma che conosciamo sempre parzialmente. C’è sempre una strada, un paese, un monte o una valle che la carta ci indica e che noi non abbiamo ancora esplorato. Spesso la vita ci porta, per pigrizia o per abitudine a seguire sempre gli stessi percorsi per raggiungere un luogo o un’altro. Ecco che la carta geografica può proporre un itinerario diverso, può suggerire la possibilità di un nuovo panorama, può stimolarci ad andare al di là dei soliti confini.
Questo è il Vangelo: la grande carta geografica del mondo e della vita disegnata dall’alto, da un punto di vista ampio ed universale a cui nulla sfugge, dal punto di vista di Dio. Ma come si legge una carta?
Una carta si legge cercando di identificare innanzitutto dove ci troviamo, poi vedendo bene dove dobbiamo andare, e quindi seguendo il percorso che ci viene indicato: i monti che dobbiamo scalare e le valli che dobbiamo attraversare.
Chiediamo dunque a Matteo che ci dia la prima fondamentale indicazione: dove sono? Dove mi trovo adesso, nella carta del mondo e della vita?
Matteo ci propone di guardare a Gesù, che inizia il suo cammino di annuncio del vangelo cominciando a salire la prima montagna: il monte delle tentazioni.

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. (Mt 3,17)

Gesù cammina nella zona montuosa del deserto di Giuda. Aridità, desolazione e soprattutto solitudine. Una solitudine però più apparente che reale: Gesù è condotto dallo Spirito, che dopo essere sceso su di Lui nel battesimo non lo abbandonerà più. Nel territorio della tentazione non siamo soli. Il battesimo non è stato per noi una semplice dichiarazione di principio, o un foglio in più da allegare alla documentazione personale.
Il battesimo è una presa di possesso, un’adozione da parte di Dio che nello Spirito Santo ci conduce e ci accompagna sempre. È per questo che l’incontro con il male può chiamarsi tentazione e prova e non semplicemente e immediatamente disastro e sconfitta. È un confronto annunciato, uno scontro a cui non potremo sottrarci, perché il male c’è ed ha un suo perverso fascino attrattivo.
Il primo nome con cui Matteo definisce personalmente il Male è altamente significativo: Diavolo.
È una parola greca che significa colui che divide o che cerca di dividere.
Ecco l’opera della tentazione: cercare di dividerci da Dio, allontanarci dalla comunione con Lui.
Il primo grande annuncio di questo cammino è che la tentazione esiste: il pericolo di separarci da Dio andando verso la tristezza, il fallimento, la morte, è una tragica realtà.

ed il giovane se ne andò via triste...

Il rischio c’è, ed è grave! La tentazione è la spinta a dividerci da Dio per cercare altrove una risposta che appare più facile, più immediata, più attraente … ma sarà la risposta vera? … ci darà la gioia? … chi come Dio?

Nella tua vita…
Quali sono le mie tentazioni?
Cerca di guardare alla tua vita con verità e soprattutto con una mentalità adulta: non è più il tempo del catechismo dei bambini, con le bugie, le parolacce e le disobbedienze alla mamma…
Le tentazioni sono soprattutto nel modo di progettare la tua vita e il tuo futuro: in unione con Dio o lontano da Lui?
Nelle scelte concrete di impegno o di chiusura egoista nei confronti degli altri: vivo la fraternità in Cristo?
Nella sincera ricerca e testimonianza della verità: quanto riesco ad essere libero dai Mass-media e dai loro modelli per vivere e testimoniare i valori della fede?

Gesù,
Maestro nella tentazione

Matteo ci invita a fissare gli occhi su Gesù, a vedere come ha conquistato la vetta del monte delle tentazioni. Come in ogni ascensione in montagna il segreto è guardare attentamente, seguire come la guida scelga gli appigli e come eviti crepacci e vie senza uscita. Solo così si impara a raggiungere le vette. E noi guardiamo al nostro Maestro, che ci indica come andare avanti verso la via della salvezza.

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorno e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse:”Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma Egli rispose:”Sta scritto:Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 1-4)

Questi 40 giorni hanno un chiaro valore simbolico, evocano il soggiorno di Mosè sul monte Sinai (Es 24, 18) il primo grande monte dell’incontro con Dio, ma anche i 40 anni del confronto faccia a faccia tra Dio e il suo popolo durante l’Esodo. In ambedue i casi si tratta di periodi di crescita e di maturazione. Quaranta giorni sono quindi il tempo della comunione con Dio, un tempo bello, ma esigente perché è sempre tempo di crescita, di stimolo a camminare. La presenza di Dio nella nostra vita è pacificante e inquietante insieme. La tentazione giunge alla conclusione di questo tempo di crescita e di maturazione, è quasi un esame, una prova che Gesù brillantemente supera per farsi nostro maestro con l'esempio. Per questo anch'essa può avere un significato e una logica: la vittoria sulla tentazione è la vera prova dell'amore.
La tentazione della fame ci ricorda quella del popolo durante l’Esodo (Es 16, 2-3) ma ci ricorda anche e soprattutto la prima tentazione, quella di Adamo ed Eva (Gn 3). Non è senza significato che, scorrendo tutta la Bibbia, dopo quel primo faccia a faccia tra il Tentatore e l’umanità, non c’è un altro testo come quello fino a questo scontro tra Gesù e Satana.
Gesù rivive la storia fin dall’inizio; ed anche noi in definitiva riviviamo la storia di fedeltà ed infedeltà, debolezza, peccato ed amore che hanno contraddistinto il cammino dell’umanità e del popolo eletto.
La tentazione è non fidarsi di Dio che indica un’atra direzione da percorrere, una via un po più lunga ed esigente, che non nega il bisogno fisico ed immediato, ma ricorda che ci sono valori più urgenti ed importanti da difendere.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ...

Gesù stesso offrirà un bel commento a questa tentazione dell’immediato e del soddisfacimento facile delle proprie sensazioni.

Non affannatevi dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Mt 6, 31-33)

La grande tentazione è la semplice soddisfazione del desiderio. 

  Nella tua vita…
La tentazione quotidiana è quella di lasciarsi dominare soltanto dagli istinti e dalle sensazioni; nell’unione con Dio è la sola forza per vincerle.
Mi sono mai impegnato/a per diventare padrone dei miei istinti?
Dall’insofferenza e la prepotenza all’attrazione sessuale, dalla pigrizia all’euforia esagerata...

La tentazione è molto subdola: è sempre la ricerca di una scorciatoia, un separarsi da Dio e dalla strada che egli ci indica, ma per un fine apparentemente santo ed elevato: ottenere prima e meglio ciò che Dio vuole.
La logica del demonio è apparentemente perfetta: Gesù non è forse venuto a convertire i Giudei? Che si faccia vedere allora, che faccia un gesto eclatante, che usi le tecniche dello spettacolo-shock…
Semplificare saltando il tempo dell’attenzione a Dio e agli altri. Semplificare riducendo sempre di più lo spazio e il tempo della propria responsabilità. Semplificare obbedendo al primo impulso invece di decidere. Semplificare seguendo l’istinto e la sensazione invece di porsi all’ascolto del proprio cuore in cui Dio parla…

Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono:”Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno”. Ed Egli rispose:”Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta”. (Mt 12, 38-39)

Dobbiamo sempre stare in guardia: non possiamo mai sentirci al sicuro dalle tentazioni. La nostra comunione con Dio rischia sempre il tradimento. È l’esperienza di Pietro, narrata da Matteo al cap. 16.
In un momento di fede e di profonda comunione con Dio, Pietro aveva confessato Gesù come Signore e Salvatore, meritandosi da lui la lode incondizionata.

Beato te, Simone figlio di Giona, perché ne la carne ne il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli...

Ma subito dopo Pietro aveva ceduto alla tentazione di dettare legge a Dio, di credersi più sapiente di Lui nel decidere sul bene e sul male, sul giusto e sull’ingiusto, sulla via della salvezza e della perdizione, e si era meritato la condanna più dura che Gesù abbia pronunciato nei confronti di un peccatore:

Ma Gesù voltandosi, disse a Pietro:”Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondi Dio, ma secondo gli uomini!”.

Ogni tentazione in definitiva, non è altro che questa: l’idea folle e tremendamente affascinante di prendere il posto di Dio, di avere ogni potere, ogni ricchezza, ogni possibilità. È la tentazione di “essere liberi” perché non c’è “nessuno” più in alto di te ed il mondo è ai tuoi piedi. Puoi andare dove vuoi perché “nessuno” ti chiede di andare da nessuna parte…
C’è un unico prezzo da pagare per questa supposta meravigliosa libertà: rinunciare a Dio, cacciare Dio dalla propria vita.
È il fascino perverso dell’ateismo. Non solo e non sempre dell’ateismo pratico di tanti che non lo negano a parole, ma lo escludono di atto dalla loro vita. E’ l’ateismo più pericoloso, quello strisciante di chi si è allontanato da Dio, ma non vuole misurare la distanza per non essere costretto a riconoscere la sua situazione.

Nella tua vita…
La nostra fede non è solo un dono: è anche una responsabilità e un impegno.
Cosa sto facendo di concreto per lottare contro l’ateismo pratico del mondo che mi circonda? L’unione con Dio è il primo dono da testimoniare.

E allora cosa fare?
Uscire dalla menzogna e tornare alla Verità, tornare alla chiarezza della Parola di Dio accolta senza compromessi, “Sine glossa” come amava dire S. Francesco d’Assisi.
Gesù lo fa per noi con ammirabile chiarezza, ripetendo il cuore più intimo e vero del messaggio biblico: 

Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto...

Solo Dio è Dio! Dall’alto della montagna della tentazione, ormai chiaramente superata, Gesù appare come l’uomo veramente libero, libero anche da se stesso, pienamente padrone dei suoi desideri, “vertice” della creazione, fattosi “piccolo” per noi.

Stimoli per una riflessione

Quali sono le mie tentazioni
?
Cerca di valutare con verità, ma senza scoraggiamenti o autolesionismo, la tua vita quotidiana, gli aspetti più chiari del tuo carattere, la tua relazione con Dio e con gli altri. Guardare in faccia alla tentazione con chiarezza è il primo gradino della salita al monte delle tentazioni.

Come rispondo di solito alla tentazione?
C’è un reale sforzo di resistere alla tentazione o mi lascio portare dalla prima sensazione che provo? Ho fiducia che potrò superare la tentazione o mi considero perdente fin dall’inizio della lotta? In definitiva, lotto o mi arrendo? Affrontare con grinta la tentazione nel desiderio sincero e fiducioso di vincerla è il secondo gradino della salita al monte delle tentazioni.

Come dovrei rispondere?
Questa domanda non ha risposte pre-confezionate. Per raggiungere la vetta del monte delle tentazioni, dobbiamo soltanto guardare con attenzione a Gesù. Il suo stile presenta dei passaggi fondamentali:
  • La lotta viene affrontata cercando verità e luce nella Parola di Dio letta con fede.
  • Non c’è alcun senso di inferiorità nei confronti del male, ma la certezza serena che la lotta potrà essere vittoriosa.
  • Su tutto emerge con chiarezza soprattutto lo sforzo di pregare e di sperimentare la vicinanza di Dio, la comunione con Lui.
La luce della Parola
In questi giorni cerca di approfondire personalmente la riflessione e la preghiera attraverso questi brani biblici.
Per la prima settimana:
La Bibbia ci ricorda con chiarezza che Satana nonostante sia stato sconfitto da Gesù resta sempre all’opera tentandoci:
  • Spargendo false dottrine - Gal 4, 8-9; 1Tm 4,1ss
  • Mascherandosi dietro gli idoli o i falsi maestri - 1Cor 10, 20ss
  • Attraendoci verso magia e superstizioni - At 13, 8 e 19, 18ss
  • Sempre in agguato per chi cede nella fede - 1Pt 5, 8
Per la seconda settimana:
Per questo il NT è ricco di inviti alla sobrietà, alla vigilanza, alla fortezza per poterlo vincere:
  • Rm 16, 20; 1Cor 7, 5; 2Cor 2, 11; 1Ts 2, 18; Ef 4, 27; Gc 4, 7
Egli può tentare l’uomo per indurlo al male, ma solo perché Dio lo permette (Ap 13, 7) e comunque solo per breve tempo (Ap 12, 12) e affinché i credenti possano vincerlo insieme a Cristo (Gc 1, 12; Ap 2, 26; 3, 12.21).
Per la terza settimana:
Anche Gesù è stato tentato come noi (Eb 4, 15) e per lui come per noi la tentazione fondamentale è stata di allontanarsi dal progetto di Dio per Lui. Molto spesso gli uomini lo hanno spinto a fare ciò, ed egli ha sempre resistito scegliendo il Padre e la sua volontà: Sia fatta la tua volontà (Mt 16, 1-4; 19, 1-9; 22, 15-22; 22, 34-40) fino all'ultimo del Getsemani Mt 26, 36-46.
Per la quarta settimana:
Come Dio aveva condotto, indotto Israele nel deserto per provarlo, per tentarlo (Es 15, 25; 16, 4; 20, 20) così in certi momenti della vita Lui stesso ci induce in tentazione. Sono momenti dai quali vorremmo scappare: non ci indurre in tentazione (Mt 6, 13). È la prova della sofferenza, del dubbio, dell'ingiustizia (Sap 3, 6; Sir 2, 5; 1Pt 1, 6-9) ma anche in essa Dio resta Padre buono che ci libera dal male (Mt 6, 13). Dio permette la tentazione perché si prenda coscienza della nostra fragilità e si ricorra a Lui, il solo che può salvarci.
Torna a leggere ora il brano che apre questo libretto: il Giovane ricco
(Mt 19, 16-26).
 
Una storiella...
Si narra di un monastero che, in seguito a un’ondata di persecuzioni antimonastiche verificatesi nel XVII e XVIII secolo e a una crescente secolarizzazione del XIX secolo, stava vivendo tempi difficili.
Ormai nella grande e cadente abbazia non vivevano che l’Abate e altri quattro monaci, tutti molto anziani. Il monastero era chiaramente destinato a scomparire.
Nel fitto bosco che lo circondava, c’era una piccola capanna che un Rabbino di una città vicina usava di tanto in tanto come eremo.
Nei lunghi anni di preghiera e contemplazione i monaci avevano sviluppato una straordinaria sensibilità ed erano perciò quasi sempre in grado di capire quando il Rabbino si trovava nell’eremo.
Un giorno, l’Abate, sempre più preoccupato per la situazione dell’Ordine, volle recarsi alla capanna per chiedere consiglio al saggio ebreo, ma questi non poté fare altro che condividere il suo dolore:”Conosco il problema; la gente ha perso la spiritualità e anche nella mia città quasi nessuno viene più alla sinagoga”.
Si lamentarono insieme, poi lessero alcuni brani della Torah e conversarono serenamente di profonde questioni spirituali.
Prima di congedarsi, l’Abate gli domandò se non avesse dei consigli da dargli per salvare il monastero e l’Ordine dalla rovina. “No, mi dispiace - ripeté il Rabbino - ; l’unica cosa che posso dirti è che il Messia è tra voi”.
Rientrato al monastero, l’Abate riferì le strane parole del Rabbino e nei giorni, nelle settimane che seguirono, i vecchi monaci riflettevano su quella frase: Forse il Messia è uno di noi? Certo, potrebbe essere l’Abate oppure fratello Thomas che è davvero un sant’uomo; sembra invece difficile che il Rabbino alludesse a fratello Elred, irascibile com’è, ma non si sa mai; quanto a fratello Philip, è una vera nullità e tuttavia, quando c’è bisogno di lui, quasi misteriosamente è sempre presente e dunque magari è proprio lui il Messia.
E se fossi io?, diceva il quarto monaco. Non è possibile, non sono tanto importante, però per il Signore lo sono; chissà?
Immersi in questi pensieri, i monaci cominciarono a trattarsi tra di loro con straordinario rispetto perché esisteva, pur se remota, la possibilità che il Messia fosse tra loro.
La foresta in cui si ergeva il monastero era stupenda e accadeva che di tanto in tanto arrivassero dei visitatori che venivano a passeggiare lungo i viali o per i sentieri. Senza rendersene conto, i visitatori cominciarono ad avvertire il clima di straordinario rispetto che circondava i cinque monaci e che da loro irradiava.
Tornarono al convento più spesso, portarono degli amici per mostrare quel posto speciale; e gli amici arrivarono con altri amici.
Dopo qualche tempo uno chiese di unirsi ai monaci; poi un altro e un altro ancora.
Nel giro di pochi anni il monastero ridivenne un centro vivo di luce e di spiritualità per tutta la regione.
Anche oggi il cristiano vive tempi difficili e anche oggi può parlare di Dio agli uomini solo con una vita che sappia mostrare, irradiare la fede.
Non è sufficiente accontentarsi di una fede generica, perché c’è un rapporto strettissimo tra la conversione battesimale al Dio di Gesù Cristo, la missione personale che in Gesù ci viene data e lo stile del nostro modo di porci nella realtà quotidiana, del nostro modo di pensare, di parlare, di agire, di giudicare.
Né di fronte al “mondo” né di fronte alle altre religioni il cristiano deve sentirsi impaurito, incerto, preoccupato; al contrario, deve ritrovare la propria identità di seguace di cristo, la certezza che lo Spirito Santo gli è stato donato e agisce in lui allargando gli spazi del suo cuore e della sua mente così che faccia trasparire il Vangelo, il mistero di salvezza offerto a tutti gli uomini.
Non certo per persuadere qualcuno, ma per raccontare l’indicibile amore del Padre che si comunica all’umanità assetata come inesauribile sorgente di vita.

 
  1. Primo incontro: Siamo venuti per adorarlo
  2. Secondo incontro: Le Beatitudini
  3. Terzo incontro: La Trasfigurazione
  4. Quarto incontro: Il monte degli Ulivi
  5. Quinto incontro: Ultimo monte


     Riflessioni a cura di Qumran.net

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