Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Gesù chi sei?



A livello mondiale, Gesù di Nazareth è la persona su cui sono stati scritti più libri. La sua notorietà sembra non conoscere flessioni. Nei nostri giorni, più che nel passato, Egli è al centro di un vivace dibattito. Registi come Pasolini, Zeffirelli, Rossellini hanno fatto dei films su di Lui. Qualche anno fa, negli Stati Uniti, ha avuto un enorme successo, un movimento giovanile (il Jesus people,), che da Lui prendeva nome. Ci chiediamo: questo personaggio è veramente esistito? Oppure è nato dalla esigenza dei «semplici» di avere una figura ideale cui aggrapparsi? Lo si può collocare nel tempo e nello spazio (è nato a…; è vissuto in…; è morto a…; ha fatto questo e questo)?

Sembra una domanda irriverente, soprattutto se viene posta da cristiani come noi. La nostra esistenza è tutta radicata sul Cristo: se crolla Lui noi siamo perduti! Ma, appunto perché crediamo in Lui non abbiamo alcuna paura di ricercare con il metodo che adopereremmo per Giulio Cesare, per Napoleone. Volendo sapere qualcosa su una persona del passato, noi ricerchiamo delle testimonianze vicine a loro. Le confrontiamo e le verifichiamo secondo certi criteri possibilmente isoliamo i fatti dalle interpretazioni. Facciamo emergere gli elementi comuni e sicuri ed, infine, tiriamo delle conclusioni. Applichiamo questi stessi identici criteri a Gesù di Nazareth.


GESÙ E LA STORIA
La parola agli storici. Supponiamo, per un momento, di non possedere gli scritti del Nuovo Testamento cioè della seconda parte della bibbia. Si tratta — beninteso — di una finzione perché di fatto abbiamo: — i 4 vangeli (di Marco, Luca, Matteo, Giovanni) — le lettere apostoliche (21, di Paolo, di Giacomo, di Giovanni) —L’Apocalisse di Giovanni. Tutti questi scritti ci parlano abbondantemente di Gesù. Per ora noi non li prendiamo in considerazione, giacché i loro autori sono dei «credenti in Cristo». Vogliamo dar spazio ad autori «neutrali» o, comunque «non cristiani». ogni testimonianza esamineremo: l’autore, il tempo in cui scrive, le affermazioni centrali. A. «Verso quel tempo visse Gesù, uomo saggio, se pur conviene chiamarlo uomo. Infatti Egli compiva opere straordinarie; ammaestrava gli uomini che con gioia accolgono la verità. Convinse molti Giudei e Greci.

Egli era il Cristo… Dopo che Pilato, dietro accusa dei nostri capi, lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che sin dall’inizio lo avevano amato. Egli apparve loro di nuovo vivo il terzo giorno; già i profeti avevano predetto questo ed avevano annunciate moltissime meraviglie su di lui. Ancora oggi non è scomparso il gruppo dei cristiani che da lui prende nome». Il testo appena citato, si trova nel libro Antichità Giudaiche (18,63-64). L’autore del libro è Giuseppe Flavio, il più grande degli storici Ebraici. Egli scrive verso il 90 d.C. Che dire di questa testimonianza? Senza dubbio si tratta di un falso storico. Un autore di storia non può arrivare ad interpretazioni di fede (Egli era il Cristo»; «Egli apparve loro il terzo giorno» «Già i profeti avevano predetto questo»).

Un autore deve limitarsi a narrare dei fatti su cui può offrire una documentazione ed una verificabilità. Che cosa, in realtà è successo? Alcuni cristiani hanno preso un testo di questo autore ebraico e lo hanno allargato con delle affermazioni «di fede». Fortunatamente noi conosciamo la testimonianza autentica e primitiva di Giuseppe Flavio. E contenuta nella «Storia Universale» del vescovo di Jerapolis Agapio. Eccola: B. «In quel tempo ci fu un uomo saggio che era chiamato Gesù.

La sua condotta era buona ed era noto per essere virtuoso. Molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò ad essere crocefisso ed a morire. Ma quelli che erano diventati suoi discepoli non abbandonarono il suo discepolato. Essi raccontarono che Egli era apparso loro tre giorni dopo la crocefissione e che era vivo. Forse perciò era il messia del quale i profeti hanno raccontato meraviglie». Questo testo è pienamente affidabile. Racconta con molta semplicità dei fatti, senza sbilanciarsi mai in interpretazioni. Tutto ciò che l’autore narra è verificabile. Per esempio, non afferma: «Gesù è risorto!» ma «Essi raccontarono che egli era apparso loro». Da queste poche righe noi possiamo ricavare questi elementi sicuri: Gesù è esistito; suo contemporaneo è Giovanni (Verso quel tempo» - il riferimento è a Giovanni, ucciso nel Castello di Macheronte da Erode Antipa); era un ebreo che faceva il predicatore.

Fu ucciso da Ponzio Pilato. Da lui sono nati i cristiani. «Ci viene raccontato che, alla vigilia della Pasqua, venne appeso Gesù di Nazareth. Un messaggero andò per le strade e le piazze, per 40 giorni, gridando: — Gesù sta per essere lapidato perché ha praticate le arti magiche, ha sobillato e fatto deviare il popolo di Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa si presenti e lo difenda in tribunale! —Non venne trovata per lui nessuna discolpa. Per questo lo appesero alla vigilia della Pasqua. Il grande maestro Ulla dice: — Credi tu che Gesù sia stato uno da difendere? No, fu uno che conduceva il popolo ad adorare gli idoli. Di lui Dio misericordioso ha detto: — Tu non devi avere misericordia e giustificare la sua colpa! —Queste righe sono contenute nel Talmud di Babilonia, scritto verso il 100 d.C. Questo libro è una antologia di detti dei rabbini. Ha una notevole importanza per gli Ebrei. Contiene la interpretazione della bibbia. Che dire della sua attendibilità, su questo punto? E un testo che «va preso con le pinze». Intanto contiene una contraddizione: prima si dice che Gesù fu appeso (= fu crocefisso ad un legno) e poi che fu lapidato (= ucciso a colpi di sassi). Inoltre si sente molto bene il pregiudizio dei Sadducei e dei Rabbini. Essi tendono a dire: — Su Gesù c’è stato un processo regolare, durato 40 giorni. Gli è stata data la possibilità di difendersi. Nessuno ha voluto discolparlo. Egli era veramente uno che faceva deviare Israele dalla autentica fede. Per altri aspetti, il testo è preciso.

Dà per scontate queste affermazioni: Gesù è esistito; era un maestro ed un guaritore (ha praticato le arti magiche»); ha avuto dei discepoli. Soprattutto contiene una notizia estremamente circostanziata; «Lo appesero alla vigilia della Pasqua». C. «Nè interventi umani nè regali da parte dell’imperatore nè sacrifici agli dei riuscirono a soffocare la voce popolare che l’incendio della città fosse stato comandato. Allora, per mettere a tacere ogni diceria, Nerone addossò la colpa di tutto ai cristiani. Li condannò ai supplizi più raffinati visto che si erano resi odiosi per i loro delitti. I cristiani prendevano nome da Cristo che era stato crocefisso ad opera del procuratore Ponzio Pilato, sotto l’impero di Tiberio. Quella funesta superstizione, repressa per breve tempo, stava riprendendo forza non solo in Giudea, origine di quel male, ma anche in Roma dove confluiscono tutte le nefandezze e vergogne».

Il testo è preso dagli Annali (14,44,2-5) di Tacito. Costui è uno dei più grandi storici latini. E un pagano convinto e — come appare dalle affermazioni — non ha particolari simpatie verso i cristiani. Sta parlando dell’incendio che devastò Roma, nel luglio del 64 d.C. Dice che l’imperatore Nerone addossò ogni responsabilità sui cristiani. Dedica due righe a Gesù: «Essi (= i cristiani) prendevano nome da Cristo, che era stato crocefisso ad opera del procuratore Ponzio Pilato, sotto l’impero di Tiberio». Le sue indicazioni sono precise e circostanziate. Ci permetteranno — come vedremo subito — di datare la morte di Gesù. Abbiamo anche altre testimonianze (di Plinio il Giovane in Epistola X a Traiano, di Svetonio in Vita dell’imperatore Claudio c. 25,4, di Thallus il Samaritano) ma quanto abbiamo raccolto già ci basta.

Possiamo tirare alcune conclusioni:  
  • a) Gesù è esistito. Era un predicatore popolare ed un guaritore. Come afferma Giuseppe Flavio (nel testo autentico), egli è vissuto al tempo di Giovanni Battista (cf Antichità Giudaiche, XVIII, 5, 2; 116-119). Re, per la Galilea, era Erode Antipa, figlio di Erode il grande. Costui aveva avuto il potere da Cesare Augusto, dopo la morte di suo padre, avvenuta il 4 a.C.  
  • b) E’ stato respinto dal senato Ebraico (Sinedrio), composto da 71 membri. Questo organismo collegiale era presieduto da Caifa, del partito dei Sadducei, che fu sommo sacerdote dal 18 d.C. al 36 d.C.  
  • c) Fu condannato alla croce dal prefetto Ponzio Pilato. Anche di questo personaggio ora conosciamo molto: era dell’ordine equestre; risiedeva abitualmente a Cesarea al Mare. Rappresentava gli interessi di Roma in Palestina. Era comandante militare della regione ed aveva la responsabilità della riscossione dei tributi. Restò in Palestina 10 anni, dal 26 al 36 d.C.  
  • d) Morì al tempo di Tiberio Cesare. Costui fu imperatore a Roma dal 14 d.C. al 37 d.C. Successe a Cesare Augusto. In suo onore, in Palestina, venne costruita la città di Tiberiade, sul lago di Galilea.  
  • e) La esecuzione avvenne alla vigilia della Pasqua Ebraica. Si tratta allora di trovare quell’anno in cui esistevano contemporaneamente questi personaggi: Erode Antipa, Caifa, Ponzio Pilato, Tiberio Cesare. Si individua poi la data della Pasqua Ebraica, che cadeva il 14 di Nisan. La conclusione è stupefacente: riusciamo a stabilire la data della morte in croce di Gesù: si tratta (molto probabilmente) del 7 aprile del 30 d.C.! Viene così ad essere confermata la convinzione tradizionale che Cristo sia morto attorno ai 33 anni. Era nato infatti il 4 a.C. L’anno di nascita di Gesù fu calcolato, nel 525 d.C., dal monaco Dionigi il Piccolo, sulla base dell’anno di morte di Erode il Grande. La ipotesi era vera e solida.
Però il monaco Dionigi pensò che si trattasse del 753 dopo la fondazione di Roma; si trattava invece del 750 dalla fondazione di Roma. Ecco allora il paradosso che è solo apparente: il Cristo è nato il 4 a. C., cioè 4 anni prima di quella data che Dionigi aveva ipotizzato come anno «zero». Sulla base delle testimonianze sopra accennate, noi possiamo fare anche un’altra serie di considerazioni: — ciò che ci raccontano le lettere di Paolo ed i vangeli concorda in pieno con quanto affermato da questi autori «non cristiani». In altre parole gli apostoli, i discepoli non si sono inventati la storia e la persona di Gesù. Guardano dentro gli avvenimenti ma non li falsificano gli autori del Nuovo Testamento non ingigantiscono il «fenomeno Gesù»: secondo loro egli, da piccolo, fa il carpentiere; non esce quasi mai dalla Palestina; subisce il tipo di morte più ignominosa, quella della croce. Dobbiamo ricordare un testo biblico (Deut 21,23) che dice: «Colui che pende dal legno è maledetto da Dio!».

Ma Gesù chi è? Abbiamo collocato Gesù nel tempo e nello spazio. Lo abbiamo inserito nel quadro dei «grandi» suoi contemporanei (Tiberio, Ponzio Pilato, Erode Antipa, Caifa…). Egli pone a tutte le generazioni ed a tutti gli uomini (credenti e non credenti) lo stesso interrogativo: — Voi chi dite che io sia? — (Mt 16,15). Una cosa e sapere che egli è esistito ed un’altra (ben diversa) è afferrare il mistero della sua identità. Chi era in fondo in fondo (Mc 4,41) Gesù? La risposta può essere data a tre livelli: a) «Tu sei un grande uomo!»: sei un modello per la umanità. Insegni la giustizia e l’amore. Sei libero di fronte a tutti. Difendi la causa dei deboli; per loro vai incontro anche alla morte. Questa è l’opinione (oggi) di moltissimi marxisti (Bloch, Machovec, Garaudy…). Essi prendono atto del «fenomeno Gesù» e da ciò che è derivato da lui. A questo livello possono giungere tutti gli uomini che si pongono con serietà di fronte agli indiscutibili dati della storia. b) «Tu sei un profeta!»: sei un uomo mandato da Dio. Questa è l’opinione di Maometto e degli Islamici. Essi raccontano che Gesù è nato miracolosamente da Maria; è stato un profeta dolce e forte; per la parola che ha pronunciata è andato incontro alla persecuzione. Dio lo ha salvato da morte e lo ha assunto accanto a sé (cf Corano sura IV, 156).

Questo è anche il parere di molti Ebrei oggi (M. Buber, Klausner, Schalom Ben Corin…) Gesù — a loro parere è il migliore interprete di Mosé, della Legge e dei profeti. Rappresenta dal vivo Israele: è stato chiamato da Dio; ha una missione universale; per questo va incontro ad un perpetuo nomadismo; è perseguitato e crocefisso. Sia Islamici che Ebrei dicono: Gesù è un uomo. Dio è uno solo; non ha figli. Gesù è uno dei profeti; non è messia. c) Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»! (Mt 16,16) A questo livello è giunta la comunità cristiana dopo i tre anni passati con Gesù e dopo la Pasqua. Solo coloro che sono interiormente toccati dallo Spirito (Atti 2,37) possono arrivare a dire: — Gesù è il Signore! (1 Cor 12,5). Per «conoscere» l’identità profonda di questo predicatore popolare crocefisso sotto Ponzio Pilato, è necessario percorrere l’itinerario dei dodici. Essi ce lo hanno descritto in 4 forme cioè nei 4 vangeli (di Marco, Matteo, Luca e Giovanni).

Compito odierno della comunità cristiana è «prendere per mano» gli uomini ed accompagnarli in questo percorso di progressiva scoperta del Signore. E la comunità che porta ad ognuno la lieta notizia che è Gesù. La forza dell’evangelo. Quando Paolo è chiamato a specificare il nucleo essenziale della fede cristiana dice: «Vi ho trasmesso anzitutto quello che anch’io ho ricevuto: che, cioè, CRISTO MORÌ per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed E’ RISUSCITATO il terzo giorno secondo le Scritture…» (1 Cor 15,3-4). Ecco IL VANGELO (1 Cor 15,1)! è una notizia bella che riguarda non un fantasma, un «mito», ma una persona precisa, storica, concreta. La chiesa di tutti i tempi notifica che è successo un avvenimento: — Dio ha fatto risorgere quel Gesù che gli uomini avevano ucciso! —(cf Atti 2,23-24). Questa notizia tocca e trasfigura la nostra vita. Dio, facendo risorgere Gesù dalla morte, ha messo il sigillo su tutto ciò che egli aveva detto e fatto. Ha dichiarata preziosa la sua morte. Dalla croce di Gesù è nata per tutti noi la possibilità di essere liberi, di diventare figli nel Figlio. Se Gesù è morto per i nostri peccati ed a causa di noi peccatori, ora noi non siamo più sotto il regime del principe del male; siamo nella comunità della grazia nella quale il Risorto si fa incontro, parla e si dona. La morte non ha più alcun dominio su di noi.

La croce di Gesù è pace, riconciliazione tra cielo e terra, tra Dio e gli uomini. Dalla morte di Cristo è nata la vita. Dopo aver collocato Gesù nel tempo e nello spazio e dopo aver udita la lieta notizia su di lui, noi percorreremo la strada fatta dai dodici. Il metodo sarà questo: — ascoltiamo le parole di Gesù, vediamo i suoi gesti per capire chi Egli sia; — percorriamo i suoi misteri (battesimo, tentazioni, predicazione, viaggio verso Gerusalemme, morte, resurrezione) alla luce della comprensione che ne ha avuta la comunità cristiana. Infatti i vangeli sono la «storia di Gesù capita in profondità»; — ci guida la domanda del vangelo di Marco: — Chi è Costui in fondo in fondo? — (Mc 4,41). Le nostre risposte saranno in crescendo: è un portatore di una buona notizia, è un profeta; è un guaritore; è il messia atteso…

Continua la lettura...Gesù Buona Notizia per gli uomini

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