La prima volta che Francesco aveva incontrato un povero entrato nel negozio del padre a chiedere l'elemosina, l'aveva cacciato in malo modo. Aveva appena diciannove anni, era generoso fino all'incoscienza coi coetanei e gli amici. Ma un povero era un fantasma sinistro, da non guardare.
Eppure, era stato quel povero ad avvelenargli per primo l'anima con un rimorso di cui non si sarebbe più liberato. Il mendicante, quel giorno, se n'era andato senza una parola, abbassando gli occhi segnati dall'angoscia.
Era stata proprio quella rassegnazione a scatenare il rimorso di Francesco. S'era subito detto:"Se l'elemosina te l'avesse chiesta in nome d'un principe, d'un nobile o d'un ricco come te, gliel'avresti forse negata? Te l'ha chiesta in nome di Dio e tu gli hai detto di no". Il povero che poi egli sarebbe stato era già nato in lui in quel momento di rimorso. Ma presto anche il rimorso, l'angoscia e il disgusto per il proprio egoismo furono cancellati. Ogni contatto coi poveri era per Francesco un momento di felicità. Era riuscito presto a prendere alla lettera la parola di Cristo, ed era Cristo che egli identificava con ogni povero. Ed era la gioia del ricevere più che del dare che lo stava conducendo alla povertà e alla libertà totale. Era ogni giorno di più un povero volontario, felice d'esserlo in mezzo ai poveri disperati di esserlo. Non sopportò mai che a proposito d'elemosina, quand'erano lui e i frati a farla, si parlasse di "donare". Solo il verbo "restituire" era giusto.
Francesco non distingueva l'avere dal dare. Li viveva con la stessa umiltà e felicità, trovando però sempre più gioia nel dare che nel ricevere. Anche nel ricevere tuttavia viveva una gioia profonda, che i suoi compagni non sempre capivano. Dando. egli restava sempre più ricco del povero a cui dava. Ricevendo, era lui il più povero, e dunque il più vicino a Cristo.
Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
io sono il tuo Dio, Signore. Io sarò con te dovunque andrai. |