La bilocazione. Si tratta della contemporanea presenza spirituale, materiale o intellettuale di una persona in due luoghi diversi. E’ un fenomeno che si riscontra anche in esperienze di caratterenon religioso. Può essere spiegato con la presenza di un’energia spirituale da parte di chi, ad esempio, sta pensando fortemente, di trovarsi in un altro luogo. Diverse sono le esperienze di bilocazione in P.Pio. Un testimone riferisce di essersi trovato un giorno nella Basilica di S.Pietro alla ricerca di un confessore senza riuscire a trovarne uno. All’improvviso scorse un frate in un confessionale, si confessò e si trattenne a pregare lì vicino. Terminata la preghiera diede un’occhiata al confessionale che stava a pochi metri e scoprì che era vuoto. Dopo molto tempo si recò per la prima volta a S.Giovanni Rotondo per confessarsi da P.Pio e giunto al confessionale, prima di inginocchiarsi ebbe modo di dare uno sguardo al Padre e con somma meraviglia riconobbe il frate di S.Pietro.
P.Pio era molto devoto alla Madonna di Lourdes per cui molti suoi amici lo invitavano ad andarvi in pellegrinaggio. E lui rispondeva sorridendo: “Eh a Lourdes non si va soltanto con il treno o con l’aereo …!” Lui c’era stato in bilocazione.
La luminosità. Fu vista spesso intorno a P.Pio un’aureola luminosa. Sappiamo che quando qualcuno vive una forte esperienza, lo si può vedere anche nella luminosità del viso. Per P.Pio anche questo fenomeno deriva dalla profondità della sua vita interiore, capace di sprigionare un’energia veramente soprannaturale che tende a spiritualizzare anche il suo corpo fisico.
I profumi (osmogenesi). Anche questo fenomeno è conosciuto in esperienze religiose non cristiane, ad esempio orientali. Per P.Pio il fenomeno è conseguenza della spiritualizzazione cristificante del suo corpo. Lui stesso accennava al fenomeno quando ricevette un suo confratello che stava vicino al suo paese e che era stato missionario in Ciad. Questo frate un giorno andò a S.Giovanni Rotondo e disse che l’aveva sentito a Pietrelcina … e P.Pio risponde: “Sono venuto a trovarti, sei contento?”. P.Pio era cosciente che andava a trovare qualcuno, cioè tutta la spiritualità del corpo si spostava e si presentava come odore; e questo frate lo sentiva.
Le stimmate. Sono il dono di Dio che completa la spiritualizzazione cristificante in atto in P.Pio. Le stigmate hanno trasformato la personalità di P.Pio, nel senso che solo apparentemente è rimasto il frate cappuccino con i suoi atti normali. Egli stesso si vergogna di questi segni e chiede a Gesù che glieli tolga, e gli lasci solo dolore. E’ davvero impressionante leggere il racconto che ne fa al suo confessore per obbedienza. Parla di dolcezze, di furore, di tagli e di sangue che esce. Cosa sente P.Pio? E’ lo spirito che si è infuocato a tal punto da coinvolgere anche il corpo. Le stigmate sono i segni esterni di una spiritualizzazione del corpo che viene colpito dai simboli culturalmente propri della passione. Ecco perché sono sulle mani e sui piedi. Possiamo dire che le stigmate di P.Pio sono il ‘rigonfio’ dello spirito; quindi non hanno una dimensione umana che possiamo quantificare (i medici non le hanno guarite), ma sono fenomeni in cui lo spirito segna il corpo, così come il dolore interiore segna le azioni esterne.
Il fenomeno esprime la tensione meditativa di chi, nella meditazione sulla passione di Cristo, viene a scendere a particolari profondità o sale ad alcune altezze. In questo esercizio l’individuo sprigiona una tensione di consonanza al mistero contemplato che è fortissima. Quando il corpo può accogliere questo sforzo,ecco le stigmate, le trasverberazioni. Quando il corpo decade, questa forza di tensione non c’è più e scompaiono anche le stigmate. A P.Pio, nel momento finale in cui il corpo stava per cedere, dal mezzogiorno del 22 settembre (è morto alle 14.30 del 23), le stigmate cominciarono a scomparire. Le stigmate sono il segno esterno, di quell’amore bruciante di passione e di dolore che sperimentò nel Getsemani.
Il dolore, l’angoscia, avevano invaso per tutta la vita la coscienza di vittima e di corredentore di P.Pio, sicché il suo spirito aveva dilatato enormemente il suo corpo nell’imitazione e nel fascino nei confronti del Cristo crocifisso. Le stigmate sono prima di tutto un fenomeno spirituale; se non lo fossero sarebbero state guaribili. E’ dono che Dio fa a un cristiano che prende molto seriamente su di sé la conformità a Cristo. E’ un dono mistico che si rende visibile nelle immagini, nei segni o nei chiodi, ma che deriva dalla corrispondenza di P.Pio a partecipare profondamente al dolore del Cristo, facendosi insieme a lui vittima e corredentore. Ecco perché la Chiesa, nel processo di canonizzazione, ha preso in considerazione solo in minima parte il fenomeno delle stigmate, concentrandosi essenzialmente sul vissuto eroico delle sue virtù. E’ l’intensità della vita cristiana di P.Pio a testimoniare della soprannaturalità delle stigmate e non viceversa.
Conservare la fedeltà alla Chiesa in 50 anni di umiliazioni, di denunce, di visite canoniche, di processi, richiede una profondità mistica che porta a vedere nei nostri superiori e nei pastori veramente il volto di Dio. P.Pio parlava del suo superiore di cui conosceva pregi e difetti con una carità e una dolcezza enorme.
P.Pio dunque, uomo del dolore e del silenzio, ha sofferto molti anni, ma ha amato il dolore perché lo ha sempre puntualmente vissuto come dono di Dio così come lo sono l’amore e la gioia. Ecco perché non ha senso affermare che era un uomo burbero, ruvido, ma un uomo che sapeva gioire, che sapeva sorridere,anche quando piange e quando lascia trasparire dagli occhi l’inquietudine della sofferenza. Anche quando i dolori laceranti alle caviglie e ai polsi lo immobilizzavano, quando le emorroidi lo facevano lancinamente soffrire, fu l’uomo che sapeva sempre come il suo dolore avesse un preciso significato. Siamo proprio ai vertici della mistica. La potenza vivificante del dolore come potenza vivificante e definitiva del sacrificio di Cristo.
(di fr.Carlo Roccati, o.f.m. capp)