Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 22 ottobre 2013

Canto al Vangelo (Lc 21,36)
 
Alleluia, alleluia.
Vegliate in ogni momento pregando,
perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
Alleluia.
 
 
 
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,12.15b.17-19.20b-21.
Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.
Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.
Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia,
perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Salmi 40(39),7-8a.8b-9.10.17.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo.

Sul rotolo del libro di me è scritto,
che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".

Ho annunziato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano, dicano sempre: "Il Signore è grande" quelli che bramano la tua salvezza.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,35-38.
 
Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

Meditazione del giorno
San Gregorio Nisseno (ca 335-395), monaco e vescovo
Omelia sul Cantico dei Cantici, PG 44, 996-997
 
« In tenuta di servizio e con le lucerne accese »
    Il Verbo ci invita a scuoterci dagli occhi dell'anima questo sonno pesante affinché, con lo spirito liberato da ogni miraggio, non scivoliamo al di là dalle vere realtà attaccandoci a ciò che non ha consistenza. Perciò ci suggerisce il pensiero della vigilanza dicendo : « Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese »... Il significato di questi simboli è chiarissimo. Chi è cinto della temperanza vive nella luce di una coscienza pura, perché la fiducia filiale illumina la sua vita come una lucerna. Illuminata dalla verità, la sua anima dimora fuori dal sonno dell'illusione poiché non viene ingannata da nessun sogno vano. Se adempiremo tutto ciò, secondo le indicazioni del Verbo, entreremo in una vita simile a quella degli angeli...       

    Essi infatti sono coloro che aspettano il Signore quando torna dalle nozze, e siedono, vigilanti, alle porte del cielo, affinché il Re della gloria (Sal 24, 7) possa entrare nuovamente, quando tornerà dalle nozze ed entrerà nella beatitudine che è al di sopra dei cieli. « Uscendo come sposo dalla stanza nuziale » secondo il testo del salterio (Sal 19, 6), … ha unito a sé, come una vergine, la nostra natura umana che si era prostituita agli idoli, e l'ha restituita alla sua incorruttibilità verginale mediante la rigenerazione sacramentale. A nozze ormai finite, poiché la Chiesa è stata sposata dal Verbo...e introdotta nella stanza dei misteri, gli angeli aspettano il ritorno del Re della gloria nella beatitudine che è conforme alla sua natura.

    Perciò il testo dice che la nostra vita deve essere  simile a quella degli angeli affinché, come loro, viviamo lontani dal vizio e dall'illusione, per essere pronti ad accogliere la parusia del Signore e, vegliando anche noi alle porte delle nostre dimore, stiamo pronti ad obbedire quando, alla sua venuta, busserà alla porta. 



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