Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 27 ottobre 2013

XXX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Colletta
O Dio, tu non fai preferenze di persone
e ci dai la certezza
che la preghiera dell’umile penetra le nubi;
guarda anche a noi come al pubblicano pentito,
e fa’ che ci apriamo
alla confidenza nella tua misericordia
per essere giustificati nel tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Libro dell’Ecclesiastico 35,12-14.16-18.
Perché il Signore è giudice e non v'è presso di lui preferenza di persone.
Non è parziale con nessuno contro il povero, anzi ascolta proprio la preghiera dell'oppresso.
Non trascura la supplica dell'orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi.
La preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata, non si contenta;
non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto, rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità.

Salmi 34(33),2-3.17-18.19.23.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.

Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 4,6-8.16-18.
Carissimo, quanto a me, il mio sangue sta ormai per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 18,9-14.

Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa
Esposizioni sui Salmi, Ps 85, 2-3 (Nuova Biblioteca Agostiniana - riv.)

“O Dio, abbi pietà di me peccatore”
    “Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice” (Sal 86,1).  Egli non tende l’orecchio al ricco, lo tende piuttosto al misero e al povero, cioè all'umile e a colui che si confessa; a chi ha bisogno di misericordia e non a chi è sazio e si vanta orgoglioso come se non gli mancasse nulla e dice:  “Ti ringrazio perché non sono come questo pubblicano”. Quel ricco fariseo vantava infatti i suoi meriti; il misero pubblicano confessava i suoi peccati.…

    I possidenti che non insuperbiscono, in Dio sono poveri; e ai poveri, ai miseri, ai bisognosi Dio tende il suo orecchio. Sanno infatti che la loro speranza non è nell'oro e nell'argento e neppure nelle altre cose di cui sembrano abbondare nel tempo. … Comunque, se uno con tali sentimenti disprezza in se stesso tutto quello di cui la superbia suole gonfiarsi, è un povero di Dio, e a lui Dio tende l'orecchio, perché sa che il suo cuore è umile.…

    Imparate dunque ad essere poveri ed indigenti: sia che possediate qualcosa in questo mondo sia che non ne possediate. Puoi trovare, infatti, anche dei mendicanti superbi, come puoi trovare umile un uomo pieno di ricchezze. Dio si oppone ai superbi, tanto se vestiti di seta quanto se coperti di stracci; agli umili invece fa grazia  (Gc 4,6; Pr 3,34), sia che posseggano ricchezze in questo secolo sia che non ne posseggano. Dio guarda nell'intimo; ivi pesa, ivi scruta. Tu non vedi la bilancia di Dio ma con essa è pesato il tuo pensiero. … Getta lontano da te tutto quanto ti sta intorno e in cui potresti riporre la tua speranza. Tutta la tua speranza sia Dio: sentiti bisognoso di lui, per essere da lui ricolmato. 



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