XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Antifona d'ingresso
Non abbandonarmi, Signore mio Dio,
da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)
Non abbandonarmi, Signore mio Dio,
da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)
Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento.
Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Salmi 145(144),1-2.8-9.10-11.13.14.
Lodi. Di Davide. O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende ad ogni generazione.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1,11-12.2,1-2.
Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede;
perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui,
di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 19,1-10.
Entrato in Gerico, attraversava la città.
Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;
il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»
Meditazione del giorno
LaParrocchia.it
La voglia di cambiare...
I personaggi di questa pagina evangelica sono in continuo movimento: Gesù entra, attraversa, guarda e vuole "rimanere". Zaccheo Corre dietro a Gesù, sale, vuole vedere, scende di corsa e, alla fine, si ritrova a casa. C'è uno spostamento e un gioco di sguardi. Tutto inizia da un desiderio profondo di incontrare Gesù... di entrare in contatto con Lui, di instaurare un dialogo. Questo sogno trova il suo naturale compimento in uno sguardo incrociato tra Gesù e Zaccheo; si realizza così il detto del vangelo che pone l'occhio come "la lucerna del corpo" (cfr. Mt 6,22-23). Gesù vede nello sguardo di Zaccheo una richiesta di aiuto e non una semplice curiosità dettata dal momento e dalla circostanza. Gli occhi di Zaccheo dicono che la sua vita è torbida, offuscata dal denaro, dai tanti vizi, ottenebrata dalla sete dell'avarizia e dell'apparente successo... ma proprio questa esistenza è vuota, priva di significato e manca di felicità. Ora Zaccheo vede negli occhi di Gesù Qualcuno che può liberarlo da questa schiavitù, scioglierlo da queste catene.
Per cui, animato da questa fiducia, compie il passo successivo che è quello di scendere. Anche qui il testo va oltre le nostre aspettative: il verbo usato indica scendere, discendere, cadere. In base a quest'ultimo significato, la discesa di Zaccheo potrebbe essere considerata, in questo caso, un atto di umiliazione di riconoscimento dei propri errori e delle proprie negligenze. Di fronte a Gesù bisogna riconoscersi uomini con tutti i limiti e i difetti. La voglia di cambiare presuppone la denuncia delle proprie colpe. Tale circostanza necessita di stare con i piedi per terra, vicini a Gesù. È questo il momento in cui non ci si può più guardare in modo trasversale, ma diretto: uno di fronte all'altro. Il vangelo sottolinea anche la necessità: affrettati. Quando arriva il momento non bisogna temporeggiare o darsi altra possibilità; perché il Signore passa ora, in questo istante... che per ognuno è il proprio kairos. L'uomo deve fare tesoro di tutto questo, non bisogna tralasciare neppure un attimo. Ecco allora che i vari movimenti convergono verso la casa di Zaccheo: Gesù desidera "rimanere" e Zaccheo lo "accoglie".
In questo clima di ospitalità avviene la conversione di Zaccheo, che in primo luogo è un rendersi conto che la vita merita di essere vissuta e prende valore solo se "rimane in Gesù". "Rimanere" significa riacquistare vitalità e calore... il successo del nostro lavoro dipende se rimaniamo in Gesù Cristo... è il suo desiderio! Senza di Lui si resta vuoti. In secondo luogo, quest'uomo capisce che è opportuno non solo guardare e accogliere, ma bisogna "raccontare" la vita. Raccontare qualcosa a Gesù è sostanzialmente dirsi la verità; cominciare ad individuare le proprie "ferite" affinché divengano "feritoie" (Mons. Bregantini)... si parte dalle ferite per una indagine accurata sulla vita e iniziare da esse a guardare verso Colui che può rimarginare una esistenza lacerata e offesa dal cattivo uso della propria libertà.
L'atto di esternare le proprie debolezze dice che vuole abbandonare quel sistema vitale che chiude le porte di Dio e del Prossimo, e che partendo da questo incontro desidera ri-orientare la sua vita. La conversione di Zaccheo, come tutte quelle dei personaggi biblici, è autentica perché non è un cambiamento di vita legato alla ripresa di pratiche religiose, ad un mero cammino formativo verso qualche sacramento, a cambiamento di abitudini domenicali o a gesti caritativi verso qualcuno, ma presuppone un mutamento di rotta dove la luce di Gesù Cristo, che per anni o lunghi periodi è stata nascosta, ora inizia a brillare e offre all'uomo la possibilità di camminare rettamente senza tentennare o barcollare. Allora atto fondamentale da compiere è la ricerca della volontà di Dio... attorno a cui tutto deve ruotare e verso cui tutto deve tendere. Quando inizia questo processo? Per Gesù, dice Luca, non ci sono dubbi: Oggi. Oggi il Signore chiede di puntare lo sguardo su di Lui, di aprire il cuore e tutti i sensi all'annuncio della sua Parola, perché Oggi "viene a cercare e salvare chi era perduto...". Oggi vuole entrare da me...
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