Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 15 febbraio 2014

 
Antifona d'ingresso
Venite, adoriamo il Signore,
prostrati davanti a lui che ci ha fatti;
egli è il Signore nostro Dio. (Sal 95,6-7)
 
 
 
 
Primo libro dei Re 12,26-32.13,33-34.
Geroboamo pensò: "In questa situazione il regno potrebbe tornare alla casa di Davide.
Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re di Giuda".
Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo: "Siete andati troppo a Gerusalemme! Ecco, Israele, il tuo dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto".
Ne collocò uno a Betel e l'altro lo pose in Dan.
Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli.
Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi qua e là dal popolo, i quali non erano discendenti di Levi.
Geroboamo istituì una festa nell'ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì sull'altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretti; a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture.
Dopo questo fatto, Geroboamo non si convertì dalla sua condotta perversa. Egli continuò a prendere qua e là dal popolo i sacerdoti delle alture e a chiunque lo desiderasse dava l'investitura e quegli diveniva sacerdote delle alture.
Tale condotta costituì, per la casa di Geroboamo, il peccato che ne provocò la distruzione e lo sterminio dalla terra.

Salmi 106(105),6-7a.19-20.21-22.
Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi.

Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.

+Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 8,1-10.
 
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:
«Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare.
Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano».
Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?».
E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette».
Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.
Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli.
Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati.
Erano circa quattromila. E li congedò.
Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. 
 
 
Omelia
a cura di
Qumran2.net
 
 Movimento Apostolico - rito romano

"Sento compassione per la folla"

Gesù deve essere conosciuto in ogni manifestazione del suo cuore. Ogni sua parola è una verità efficace, per tutto quanto dipende da Lui. La sua verità mai è vana, mai infruttuosa, mai sterile, mai priva di vita. Se Lui dice di sentire compassione, la sua non è una parola vuota, un puro sentimento, la manifestazione di un cuore che vorrebbe, ma che non può. Lui non è l'uomo della sola voce. È invece l'uomo dalla verità creatrice, dalla Parola che fa e realizza, dalla volontà che risolve e dona soluzione.
I discepoli conoscono poco ancora del loro Maestro. Essi sono fatti di pura creta. Il niente è il proprio della creta. Possono dire ma non fare, vedere ma non agire, volere ma non realizzare, osservare ma non intervenire, piangere ma non risolvere. Per loro anche Gesù è creta. Dalla creta in un deserto non si può trarre pane per un numero così elevato di persone. Così pensa l'uomo, incapace di trascendersi e di vedersi non più creta, perché inabitato dall'alito dell'Onnipotente Dio, il Creatore dal nulla di tutto l'universo visibile e invisibile, dello spirito e della materia animata e inanimata.
Nel deserto del cuore, dell'uomo, dell'umanità, della vita, della società, della storia, di ogni civiltà, paese, villaggio, grande metropoli vi è sempre qualcosa. Mai vi è il niente assoluto, il nulla cosmico, così come era prima della creazione. Nel deserto vi sono sette pani. È un dono grande, immenso. Questo dono, messo nelle mani del Dio Creatore e onnipotente, si può trasformare in un nuovo universo di nutrimento per tutti i popoli della terra. Che forse Dio ogni giorno dal nulla non trae il nutrimento per l'uomo? Gesù prende questo dono e lo pone prima nelle mani del Padre, benedicendolo e ringraziandolo, per la creazione che avrebbe fatto. Poi lo mette nelle mani dei discepoli perché lo distribuiscano alla folla, dividendolo.
Tutti siamo immersi nel deserto di questo mondo. Tutti però abbiamo qualcosa che possiamo offrire al Padre. Se lo facciamo con una grande fede, in tutto simile alla fede di Gesù, se ringraziamo Dio e lo benediciamo, se gli diciamo di moltiplicare non per noi, ma per gli altri, quel poco che noi gli mettiamo a disposizione, il Signore non si lascia vincere mai in amore. Lui sempre risponde e moltiplica, creando e ricreando per i nostri fratelli il sostentamento di questo giorno. Poi verrà domani e anche domani dobbiamo ripetere lo stesso gesto. Prendiamo il nostro piccolo dono, lo poniamo ai suoi piedi e gli diciamo che non è per noi, ma per gli altri, per tutti i bisognosi della terra, per quanti hanno solo quel dono per vivere. E ancora una volta il Signore sente compassione e moltiplica, crea, ricrea, in modo che molti si possano saziare e continuare il cammino della vita. Questa fede ci manca e allora ci chiudiamo sempre nelle nostre piccole cose, con infinita paura di condividerle con i nostri fratelli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu hai condiviso la tua vita con Cristo Gesù e Dio ti ha fatto Madre del suo Figlio divino. Angeli e santi, fateci dono per gli altri.
 
 

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