Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 27 Marzo 2013

Mercoledì della Settimana Santa

Salmi 69(68),8-10.21bcd-22.31.33-34.
Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,

consolatori, ma non ne ho trovati.
Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,

Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 26,14-25. 
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti
e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».
Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».
I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.
Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».
Meditazione del giorno 

Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa 
Dialogo della Divina Provvidenza, 37

La disperazione di Giuda

[“Giuda si pentì ... e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma quelli dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu.” Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi” (Mt 27,3-5).

Dio disse a Santa Caterina:] Il peccato imperdonabile, in questo mondo e nell'altro, è quello dell'uomo che, disprezzando la mia misericordia, non ha voluto essere perdonato. Per questo lo ritengo il più grave, e per questo la disperazione di Giuda mi rattristò maggiormente, e fu più penosa a mio Figlio del suo tradimento. Gli uomini saranno dunque condannati a causa di questo giudizio sbagliato, che gli fa credere che il loro peccato sia più grande della mia misericordia... Sono condannati per la loro ingiustizia quando si lamentano della loro sorte più dell'offesa che mi hanno fatto.

Proprio allora infatti sono ingiusti: non mi rendono ciò che mi appartiene, né rendono a loro ciò che appartiene loro. A me sono dovuti l'amore, il pentimento per la colpa e la contrizione; devono offrirmeli a causa delle loro offese, ma fanno tutto il contrario. Non hanno amore né compassione se non per loro stessi, poiché non sanno altro che lamentarsi dei castighi che li aspettano. Vedi dunque che commettono un'ingiustizia, e per questo si scoprono doppiamente puniti per aver disprezzato la mia misericordia.


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