Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 29 settembre 2013

XXVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

 Antifona d'ingresso
Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi
l’hai fatto con retto giudizio;
abbiamo peccato contro di te,
non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti;
ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia. (Dn 3,31.29.30.43.42)

Libro di Amos 6,1a.4-7.

Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si recano gli Israeliti!
Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell'arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l'orgia dei buontemponi.

Salmi 146(145),7.8-9.9-10.

Rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,

il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.

il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.

Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

Prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 6,11-16.

Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.
Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato,
ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori,
il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31.

C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Meditazione del giorno
LaParrocchia.it

Solidali con ogni povero che incontro

Fratelli nella fede,
Gesù c'insegna che vita presente prepara alla vita futura. E per farci capire questo suo messaggio c'invita a riflettere sulla parabola da Lui raccontata, allora ai farisei, ed oggi a ciascuno di noi. Di fronte alla casa del ricco c'è un povero, un affamato a cui basterebbe quello che cadeva dalla mensa del ricco. Ma nessuno gliene dava. Una frase già risuonata nel racconto del figlio scappato di casa (Lc 15,16), segno che manca ogni solidarietà. Inoltre, il povero è sulla strada, il ricco racchiuso in casa. C'è una barriera tra i due. Il povero è fuori, è malato, è coperto di piaghe e non ha nulla.
"Un giorno quel povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Anche il ricco morì e fu sepolto". Le due morti sono accostate, in rapida successione. La morte non risparmia nessuno. In questo mondo chi "ha un nome"? A chi sono dedicate le prime pagine dei giornali? Ai ricchi, a chi ha avuto successo. Per Gesù succede il contrario. Per Lui il ricco è un tale, mentre il povero ha un nome, si chiama Lazzaro. Gesù ci dice oggi, in quest'istante che l'esistenza in questo mondo di due classi di persone ? i ricchi e i poveri ? è contro il progetto di Dio. I beni sono stati dati per tutti e chi ne ha di più deve condividere con coloro che non hanno nulla.
Il peccato dell'uomo ricco è di essere già nel suo cuore, durante la sua vita, un separato. Alla separazione terrena tra i due, segue la separazione eterna. È qui che si decide la salvezza: o il denaro o Dio (Lc 16,13). Il ricco non fa male al povero, ma non fa niente per il povero, non si accorge di lui, lo ignora. Al ricco i suoi beni sono più cari che l'uomo stesso. Ama le cose, non le persone. Non ha amato, questa è la sua colpa. Il povero confida in Dio, mentre il ricco confida nei suoi averi. Il peccato del ricco consiste in questa chiusura nei confronti di Dio e nell'indifferenza verso il prossimo bisognoso.
In diverse occasioni Gesù ci ha ripetuto che la vita umana non può essere resa sicura solo dai beni materiali. Infatti, chi potrebbe allungare di un solo istante il tempo della vita che Dio gli ha dato da amministrare? Tutto passa. Soltanto il bene compiuto resta per l'eternità.
Il ricco che ogni giorno banchettava lautamente tutti i giorni, ora ha fame e sete. Mentre, Lazzaro che in questa vita giaceva alla porta del ricco, ora in cielo è nelle braccia di Abramo, durante il viaggio è trasportato dagli angeli. Dio abita nel povero, Dio abita nelle piaghe del povero, direbbe Madre Teresa.
Oggi questa parabola ci invita a domandarci:
- che vale la mia preghiera, se io tengo tutto per me?
- che vale la mia comunione con il Signore, se io non entro in comunione con il povero che incontro?
- che vale il mio battesimo, se io non riesco a condividere la mia festa, se io non so essergli vicino perché possa anche lui sorridere alla vita?
Ogni volta che chiudiamo il cuore alle necessità del nostro fratello, ci condanniamo da noi stessi ad un futuro d'infelicità. La liturgia di oggi c'invita a ritornare all'amore per i poveri, alla speranza nella giustizia di Dio, alla fiducia nei confronti della sua Parola. Ma soprattutto ritroviamo la vocazione cristiana al distacco, alla generosità, alla donazione.
Aiutami Signore, ad essere ogni giorno, mano che dona, cuore che accoglie, volto che sorride, così da sentirmi solidale con ogni povero che incontro. (A. Dini). 



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