Antifona d'ingresso
Quando avanzavi, o Dio, davanti al tuo popolo,
e ad essi aprivi la via e abitavi con loro,
la terra tremò e stillarono i cieli. Alleluia. (cf. Sal 68,8-9.20)
Quando avanzavi, o Dio, davanti al tuo popolo,
e ad essi aprivi la via e abitavi con loro,
la terra tremò e stillarono i cieli. Alleluia. (cf. Sal 68,8-9.20)
Atti degli Apostoli 18,1-8.
In quei giorni, Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto.
Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro
e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende.
Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo.
Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani".
E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga.
Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
Salmi 98(97),1.2.3ab.3cd-4.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 16,16-20.
In quei giorni, Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto.
Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro
e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende.
Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo.
Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani".
E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga.
Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
Salmi 98(97),1.2.3ab.3cd-4.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 16,16-20.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete».
Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».
Dicevano perciò: «Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?
In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.»
Meditazione del giorno
O M E L I A
O M E L I A
a cura di
Qumran2.net
Qumran2.net
Monaci Benedettini Silvestrini
Ancora un poco?
Quanto ci occupa, ci preoccupa e talvolta ci spaventa, il tempo! Ha un ritmo inarrestabile che ci conduce alla fine; crea così distacchi dolorosi ed inevitabili perdite. È in vista di ciò che ne percepiamo meglio il valore, ma sappiamo che spesso ci sfugge, ci ingoia e ci affligge. Nella visione di Dio «Mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte». È evidente che presso Dio il calcolo del tempo viene valutato con parametri diversi dai nostri. Per questo gli apostoli non comprendono le parole di Gesù quando dice loro: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete». «Che cos'è mai questo «un poco» di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». È una cronologia davvero difficile da comprendere, anche perché non è solo tempo quello di cui parla Gesù, ma piuttosto di eventi nuovi, di situazioni nuove che consentiranno di vederlo. Quel «poco» riguarda la fede dei discepoli e la luce dello Spirito Santo, le due lampade che splenderanno nei loro cuori e consentiranno di vederlo realmente. Solo allora la tristezza si cambierà in gioia. Tutti noi siamo nell'attesa di vedere. Il velo che ci offusca è ancora determinato dalla pochezza della nostra fede nel risorto e dalla non piena accoglienza dello Spirito. Per questo il «poco» che abbiamo ancora da vivere e il «poco» che ci separa dalla mèta è spesso cosparso di pianto e di tristezza. Voglia Dio che sia il desiderio di Lui e l'essere incapaci di una risposta adeguata al suo infinito amore a renderci tristi e a far sgorgare il nostro pianto. Tutti noi sappiamo come colmare quel «poco» e sconfiggere definitivamente la sensazione di un distacco doloroso da Cristo: è la nostra comunione con noi, è la nostra vita modellata al suo Vangelo, è la nostra preghiera che ce lo rende vivo, presente e partecipe della nostra storia.
Quanto ci occupa, ci preoccupa e talvolta ci spaventa, il tempo! Ha un ritmo inarrestabile che ci conduce alla fine; crea così distacchi dolorosi ed inevitabili perdite. È in vista di ciò che ne percepiamo meglio il valore, ma sappiamo che spesso ci sfugge, ci ingoia e ci affligge. Nella visione di Dio «Mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte». È evidente che presso Dio il calcolo del tempo viene valutato con parametri diversi dai nostri. Per questo gli apostoli non comprendono le parole di Gesù quando dice loro: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete». «Che cos'è mai questo «un poco» di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». È una cronologia davvero difficile da comprendere, anche perché non è solo tempo quello di cui parla Gesù, ma piuttosto di eventi nuovi, di situazioni nuove che consentiranno di vederlo. Quel «poco» riguarda la fede dei discepoli e la luce dello Spirito Santo, le due lampade che splenderanno nei loro cuori e consentiranno di vederlo realmente. Solo allora la tristezza si cambierà in gioia. Tutti noi siamo nell'attesa di vedere. Il velo che ci offusca è ancora determinato dalla pochezza della nostra fede nel risorto e dalla non piena accoglienza dello Spirito. Per questo il «poco» che abbiamo ancora da vivere e il «poco» che ci separa dalla mèta è spesso cosparso di pianto e di tristezza. Voglia Dio che sia il desiderio di Lui e l'essere incapaci di una risposta adeguata al suo infinito amore a renderci tristi e a far sgorgare il nostro pianto. Tutti noi sappiamo come colmare quel «poco» e sconfiggere definitivamente la sensazione di un distacco doloroso da Cristo: è la nostra comunione con noi, è la nostra vita modellata al suo Vangelo, è la nostra preghiera che ce lo rende vivo, presente e partecipe della nostra storia.