Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 6 maggio 2014


Antifona d'ingresso
Date lode al nostro Dio,
voi che lo temete, piccoli e grandi,
perché è venuta la salvezza e la potenza
e la sovranità del suo Cristo. Alleluia. (Ap 19,5; 12.10)
 
 
 
 
Atti degli Apostoli 7,51-59.8,1a.
In quei giorni, Stefano diceva al popolo, agli anziani e agli scribi: "O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi.
Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;
voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra
e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".
Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,
lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.
E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione.

Salmi 31(30),3cd-4.6.8ab.17.21abc.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.

Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.

Fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.
Tu mi nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;

mi metti al sicuro nella tua tenda.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,30-35.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»
 
 Meditazione del giorno 
 Omelia
a cura di
Qumran2.net
Monaci Benedettini Silvestrini  

Il pane di Dio è colui che discende dal cielo, e dà la vita al mondo

Era convinzione comune che il dono della manna, ottenuta da Mosè, fosse il più grande segno compiuto da Dio, e che il promesso Messia ne avrebbe compiuto uno simile. Ecco allora logica e pertinente la richiesta, che la folla pretende da Gesù: "Quale segno dunque fai tu, perché vediamo e possiamo crederti?" Con inizio solenne, tipico delle grandi proclamazioni, Gesù ricorda che la benefica e nutriente manna era dono del Padre suo, aggiungendo: "non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo". Su questa sua solenne affermazione, ricca di significati da intendersi al di là della materialità dell'espressione, avviene di nuovo il fraintendimento degli ascoltatori, nella loro mente c'è sempre un alimento terreno. Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre di questo pane". Siamo di terra; facciamo fatica ad elevarci, ci è difficile capire la sua rivelazione senza equivocarla. La richiesta dei giudei di avere da Gesù il pane del quale si parla, va in direzione opposta a quella che il Signore intende donare. Essi chiedono una cosa, un alimento, mentre egli vuole donare se stesso. Gesù tronca tale argomentazione, invischiata ormai su un pane materiale alla maniera della manna, mangiata nel deserto, e proclama: "Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Come è grande questa frase! Gesù non fa un discorso religioso, per intimi, nella sfera della coscienza, ma un discorso di vita; è importante capire questo! Egli medesimo, nella sua persona umano-divina, si offre ai suoi come nutrimento e sostentamento della vita a loro comunicata. Fuori di Gesù non c'è vita, ma c'è solo lo sforzo; sforzo che è puntualmente frustrato dalle circostanze dell'esistenza. Dio non ci da tutto, come bisogno materiale. Nello stesso tempo colma in noi il desiderio di lui, pienezza di quanto possiamo volere, non necessariamente gli altri appetiti terreni. Tutto questo suscita una profonda riflessione su quale sia la nostra reale relazione con lui. Quanto egli conti per noi, quanto in sostanza sia veramente il nostro pane. 
 
 

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