Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 28 settembre 2013

Antifona d'ingresso
“Io sono la salvezza del popolo”,
dice il Signore,
“in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò
e sarò il loro Signore per sempre”.
 
 
 
 
Dal libro del profeta Zaccarìa

Zc 2,5-9.14-15

Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare. Gli domandai: «Dove vai?». Ed egli: «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza».
Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa”.
Rallégrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore
e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te».
 
Salmo (Ger 31)

Ascoltate, genti, la parola del Signore,
annunciatela alle isole più lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come un pastore il suo gregge».

Perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.
Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
andranno insieme verso i beni del Signore.

La vergine allora gioirà danzando
e insieme i giovani e i vecchi.
«Cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni».
 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,43-45)

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Meditazione del giorno
Monaci Benedettini Silvestrini 
 
 Non comprendevano ed avevano paura.

La morte, anche quando riusciamo a guardarla con l'occhio benevolo della fede, conserva sempre il suo velo nero di mistero. Resta sempre un ampio margine inscrutabile, inaccessibile. Mentre evidentemente scandisce inesorabile, la fine della nostra vita nel tempo, non ci svela mai appieno la novità che ci attende. I vincoli che ci legano alle umane realtà e il timore del giudizio divino accrescono ulteriormente in noi la paura. Gli apostoli, da anni alla sequela di Cristo, avevano goduto della sua presenza, dei suoi messaggi di salvezza; erano testimoni oculari di prodigi portentosi. Il loro maestro, non solo guariva ogni sorta d'infermità, ma risuscitava i morti. Sentivano già la certezza di poter attribuire al loro Signore il titolo di vincitore della morte e di autore della vita. Per questo Gesù nel dare l'annuncio della sua ormai prossima dipartita scandisce bene il suo annuncio: «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». È l'evidente dichiarazione di una resa totale. Essere consegnato significa mettersi in balia dei nemici e subire e sottostare alle loro violenze. Le loro menti, come le nostre, non erano disponibili a comprendere una tale eventualità. Avrebbe significato per loro, che tanta fiducia avevano riposto nel loro maestro, veder stroncata ogni speranza, delusa ogni attesa. È la delusione che ci prende quando riponiamo in Dio infondate speranze di umane grandezze e di totale protezione da ogni coinvolgimento nella sofferenza e nella croce di Cristo. È la stessa paura che attanaglia gli apostoli e li ammutolisce rendendoli incapaci di rivolgere domande su un argomento che temevano fosse loro svelato ulteriormente in tutta la sua cruda realtà. Noi siamo più fortunati degli apostoli; sorretti dalla fede ogni giorno annunciamo la sua morte e risurrezione nell'attesa della sua venuta. La paura della morte i santi l'hanno vinta vivendo eroicamente la speranza cristiana e risorgendo ogni giorno con Cristo, vivificati dalla sua infinita misericordia. Quella della sofferenza l'hanno testimoniata in modo mirabile la schiera dei martiri, che si gloriavano di essere fatti degni di partecipare alle sofferenze di Cristo, nella certezza di risorgere così con lui nella gloria. 
 
 

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