Quando si riesce a far morire il proprio io, l’uomo vecchio, cioè quello parte materialista che vuol predominare sulla propria realizzazione sul proprio “sé” cioè quella forza spirituale che Dio ci ha donato per essere dei veri uomini. Da soli non potremmo mai riuscire a fare questo cambiamento, ci vuole il nostro impegno, la nostra disponibilità, ma ci vuole anche l’aiuto di quelle persone che vogliono condividere con noi la propria esperienza. Durante la celebrazione Eucaristica il sacerdote solleva le mani, come richiesta di accettazione dell’offerta dei doni e le impone per la consacrazione.
Questa richiesta che il Sacerdote presenta è in nome di tutto il popolo di Dio, perciò in quel momento siamo noi che diventiamo sacerdoti in funzione alla Regalità Sacerdotale di Cristo che presentiamo questi doni al Padre. Come il sacerdote invoca lo Spirito Santo - in persona Cristi - affinché discenda per consacrare il pane e il vino, analogamente ogni battezzato chiede, con l’imposizione delle mani, che lo Spirito Santo scenda a guarire i fratelli nella fede.
Questo non per la guarigione fisica, ma per una guarigione spirituale, se poi avviene anche quella fisica benissimo, questo non sta a noi volerlo. L’importante è (sia in un caso o nell’altro) che noi non pensiamo che siamo noi a guarire, ma dobbiamo essere coscienti che siamo solo dei canali dove Dio ha innestato la Sua potenza per metterla al servizio di chi ha bisogno. La nostra realizzazione è un dono gratuito e se vogliamo essere dei canali dobbiamo essere dei canali liberi da ogni egoismo, senza mettere degli ostacoli sul percorso.
Quanto maggiore sarà la nostra disponibilità con maggior forza potremo donare.
Tutta la vita dell’uomo è un dono gratuito come possiamo dirigerla verso le meraviglie del cosmo, così possiamo sprofondarla negli abissi della desolazione e del terrore: dipende solo da noi, da come sapremo convergere la nostra vita.
Le nostre fondamenta devono essere talmente radicate dall’esperienza di vita in Gesù che niente e nessuno può sradicare la nostra fede: “Che diremo in proposito se Dio è con noi a chi sarà contro di noi?.” (Rom. 3,31-39).
Solo se gettiamo via la maschera di bronzo che ci copre, solo se riscopriamo i Sacramenti, solo se rivalorizzare e vediamo la presenza del Cristo in ogni persona che incontriamo, rispettandola e amandola sapendo che il Padre lo ama gratuitamente come ama me allo stesso modo, senza chiedere niente in cambio, solo se riusciremo a scoprire che il Cristo e venuto ed è morto in croce per salvarci, per liberarci dal peccato, e che sarebbe venuto anche se sulla terra ci fosse stato soltanto lui o solo me sarebbe venuto allo stesso modo; solo se lo crediamo che lo Spirito Santo continua a guidarci durante il cammino della nostra vita. Solo allora saremo arrivati al punto di partenza e incominceremo una nuova vita, una nuova vita di donazione e d’amore. Alla fine del cammino della nostra vita, quando saremo alla presenza del Padre, non ci chiederà quanto abbiamo letto o quanto ci siamo istruiti, ma ci chiederà quanto abbiamo amato. La preghiera è un mezzo per aiutarci ad arrivare sulla strada dell’amore, e solo e per mezzo della preghiera possiamo arrivare al digiuno e il digiuno più bello e più grande che possiamo offrire a Dio Padre è il digiuno del peccato, ma senza la preghiera non riusciremo ad allontanare le tentazioni. Se il nostro corpo è debole dobbiamo aiutarlo a non commettere peccato.
Il peccato nasce dentro l’uomo e viene riproposto con messaggi sia televisivi sia pubblicitari etc. e se il nostro corpo non è sufficientemente forte a superare quelle tentazioni dobbiamo aiutarlo, e il modo più concreto è quello di abbassare gli occhi.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, cerchiamo allora di abbassare gli occhi di fronte a queste tentazioni, abbassando gli occhi e invocando il nome di Gesù o di `Maria, quella tentazione non può rimanere in noi.
Dove ci sono Gesù e Maria non può restare il peccato.
Facendo in questo modo scopriremo che il nostro spirito e il nostro corpo cresceranno nella fede e senza nemmeno essercene accorti ritroveremo, in qualsiasi situazione, il nostro corpo e il nostro spirito uniti in preghiera.
Non ci sarà allora più il momento della preghiera, perché tutto quello che faremo o diremo sarà una lode a Dio.
Impareremo ad esprimerci con un linguaggio nuovo, impareremo a pregare anche quando dormiremo, perché anche se il nostro corpo sarà nel sonno il nostro spirito sarà comunque in preghiera, e ci ritroveremo a pregare quando ci sveglieremo con dei vagiti incomprensibili poiché il nostro spirito starà lodando Dio con il canto degli angeli. Sentiremo dentro di noi una gran pace e avremo la forza di ricominciare un’altra giornata sotto il segno dell’amore.