Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Quaresima: Prima domenica anno A


Antifona d'ingresso
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita. (Sal 91,15-16)

Dal libro della Gènesi (Gen 2,7-9; 3,1-7)

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Salmo 50
Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani  (Rm 5,12-19)

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.


+ Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato. (Mt 4,1-11)
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
 Meditazione

Gesù dopo essere stato battezzato da Giovanni ed aver ricevuto mediante lo Spirito l’investitura profetico-messianica, viene spinto nel deserto dallo Spirito stesso per essere tentato dal diavolo.
Gesù si è fatto in tutto simile a noi, anche nella fragilità, nella debolezza, nella fatica, nella tentazione e nelle tentazioni più gravi. Ma con la forza della Parola di Dio, con la sua adesione alla volontà del Padre ha vinto ogni tentazione, ha vinto e allontanato il tentatore.
Gesù viene spinto dallo Spirito nel deserto. È lo stesso Spirito che è appena sceso su di lui alle acque del Giordano. Sembra una contraddizione. Sembra che sia Dio stesso a mettere Gesù nella condizione di venir provato dal maligno. In realtà, anche in questo caso il Signore Gesù non vuole sottrarsi alla nostra situazione umana: vuole spingersi fino in fondo, fino al punto di provare la fatica e la tentazione.
Le  prove a cui egli viene sottoposto, non sono altro che il simbolo di una lotta perenne: Gesù lotta con il male durante tutta la sua esistenza, soprattutto negli anni della sua predicazione, quando è chiamato a scacciare la presenza maligna dalla vita delle persone, quando nella sua settimana di passione, nell'orto degli ulivi subisce la più grande tentazione: lì sarà messa alla prova la sua totale fedeltà al Padre, e sarà una prova drammatica e decisiva. 
Il demonio propone di cambiare le pietre in pani...Pensiamo forse che dopo quaranta giorni egli non abbia avuto fame? In ogni caso era un uomo, e come tale provava le stesse cose che proviamo noi. Avrebbe potuto trasformare le pietre in pane invece ha risposto al diavolo:  "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Certo alimentare il corpo con il pane è cosa buona e necessaria ma Gesù vuole farci comprendere che oltre al nutrimento materiale, (che provoca tanti mali), abbiamo bisogno di un nutrimento spirituale, altrimenti il nutrimento eccessivo del corpo provoca un appesantimento e soffocamento dell’anima. E ancora: Satana condusse Gesù sul pinnacolo, ovvero sul punto più alto, del tempio di Gerusalemme e citando alcuni versetti del Salmo 91 (Sal 91,11-12) disse:”«Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Anche in questo caso Gesù replica a satana citando la Sacra Scrittura: "Sta scritto anche: non tentare il Signore Dio tuo". Egli si rifiuta di strumentalizzare Dio, considerarlo come un mago pronto a tutte le provocazioni.
“Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Egli dimostra così definitivamente che intende dipendere esclusivamente da Dio, vivendo la sua esistenza messianica nell’assoluta obbedienza al Padre. E noi? Quante volte ci inchiniamo alla tentazione, per servire il maligno? Asservire il potere e non seguire Dio ci porta inevitabilmente alla corruzione dell’anima e alla rottura del nostro rapporto filiale con il Padre, quel rapporto che Gesù è venuto a ricordarci.
Cerchiamo con tutte le nostre forze di imitare Gesù. Soprattutto in questo periodo di quaresima.
Ma non solo, la nostra vita sia tutta protesa e vissuta verso un unico traguardo: la realizzazione del Regno di Dio.



Preghiamo

Di Dio ci si nutre, di Dio si vive...o non si vive affatto!
Sei tentato, sei sempre immerso nel male.
E' la tua libertà che ti farà vincere ogni tentazione, che ti farà grande.
Chi è più grande? Chi soddisfa tutti i suoi bisogni, o chi sa dire anche no?
Bisogna imparare a dire no alle tentazioni di oggi, alla grande tentazione del fare "come fan tutti",
alla grande tentazione di mandare a quel paese Dio e la fede. Bisogna saper dire no, con coraggio. Forse è quello che manca oggi: il coraggio di essere di Dio. Solo chi ha coraggio è grande.
Tu vuoi essere grande? Sappi dire tanti no...e pochi e importanti sì nella tua vita.
Scoprirai una felicità grande, forse proprio quella che cercavi da tanto e non sapevi dove trovare.
Se davvero siamo storditi da questo mondo, se davvero la nostra coscienza ci grida voglia di chiarezza, di verità, di gioia, la Quaresima con il silenzio, l'ascolto della Parola del Padre, la penitenza ,è il tempo di salvezza che il Padre ci offre. E' la strada su cui ci attende forse da tanto tempo per metterci le braccia al collo e con noi fare la festa del cielo.

Proviamoci!




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