PRIMA DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)
Antifona d'ingresso
A te, Signore, elevo l’anima mia,
Dio mio, in te confido: che io non sia confuso.
Non trionfino su di me i miei nemici.
Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)
A te, Signore, elevo l’anima mia,
Dio mio, in te confido: che io non sia confuso.
Non trionfino su di me i miei nemici.
Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)
Dal libro del profeta Isaìa (Is 63,16-17.19; 64,2-7)
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.
Sal 79
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. (Scarica mp3 e file pdf)
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 1,3-9)
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Meditazione
Il brano del vangelo ci esorta ad essere vigilanti, perchè il padrone di casa che è il Signore, arriverà all'improvviso, ci troverà, Gesù, pronti ad accoglierlo? Cosa significa essere vigilanti? Certamente non dobbiamo stare con gli occhi alzati verso il cielo ad aspettare, senza fare nulla, ma dobbiamo operare nel mettere in pratica il messaggio del Vangelo.Non dobbiamo farci trovare addormentati, ma desti e pronti a seguirlo.
Vigilare e operare bene significa fare la volontà del Padre, significa seguire le parole del Vangelo, significa prendersi cura dell’altro, pregare assiduamente, avere fede in Dio e riconoscere la sua presenza nella nostra vita, in modo da poter affrontare tutte le difficoltà che si presentano con calma e serenità. Significa vivere la propria vita sulle orme di Gesù.
Questo modo di vivere l’attesa è un distintivo del cristiano, è questo che lo contraddistingue. Basta dunque vivere un Natale solo per “tradizione”, sentiamolo in noi, andiamo con gioia incontro al Signore che viene.
“Ecco io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”.
(apocalisse 3,20)
La Parola di Dio si fa preghiera
E’ difficile tenere gli occhi aperti
quando la fatica appesantisce le membra
e vien voglia di abbandonarsi al sonno:
eppure tu ci dici: State attenti, vegliate!
E’ difficile aver un cuore desto
quando lo scoraggiamento ci ha preso il cuore:
eppure tu ci dici: State attenti, vegliate!
E’ difficile continuare a sperare
nel nuovo mondo che ci hai annunciato,
quando tutto va avanti peggio di prima
e sono sempre i furbi a dire l’ultima parola:
eppure tu ci dici: State attenti, vegliate!
E’ arduo tenere accese le lampade
senza conoscere l’ora del tuo ritorno,
senza sapere il momento in cui arriverai:
ma è proprio per questo che ci dici:
State attenti; vegliate!
Monaci Benedettini Silvestrini
Vigilanti, in attesa
La consapevolezza che la nostra vita è segnata da un inizio e da una fine nel tempo ci dovrebbe porre spontaneamente in un atteggiamento più o meno vigile di continua attesa, ancor più se, illuminati dalla fede, siamo ben desti e memori delle parole del Signore: "Vegliate perché non sapete né il giorno né l'ora". La nostra attesa e la nostra vigilanza deve quindi essere senza soste, continua, assidua e crescente, e ciò non soltanto in vista del passaggio finale verso l'eternità, ma anche per quegli eventi che si susseguono nel corso dei giorni, degli anni e della stessa vita e che servono a prepararci nel modo migliore a quell'ultimo incontro. La liturgia ben vissuta a questo ci prepara e in questa direzione ci orienta. La fede e la nostra buona religiosità ci fanno comprendere che alcuni eventi liturgici, l'Avvento è sicuramente uno di questi, meritano una specialissima attenzione e la migliore partecipazione possibile in vista della ricorrenza a cui ci preparano. Ecco per noi il tempo forte di preparazione alla nascita del Figlio di Dio. Ecco puntale l'ammonimento del Signore rivolto a tutti. "Vegliate". Bisogna destarsi dal sonno dell'assuefazione e dall'apatia delle nostre quotidiane banalità perché sta per accadere un fatto pensato per noi da Dio stesso, che riguarda la nostra salvezza nel tempo e nell'eternità. Sgorga da una storia passata e sempre nuova: la triste esperienza del peccato, della infedeltà da parte nostra e l'incrollabile amore di Dio manifestato in mille modi fino a quando non rivela il progetto della redenzione già preannunciato subito dopo il primo .peccato. "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". La solenne promessa, che si attua nella pienezza dei tempi, riguarda la "donna", la Madre, la Vergine Maria, riguarda il Figlio unigenito Gesù Cristo, riguarda la nostra redenzione, già ci parla del santo Natale. Ecco allora i motivi dell'attesa, della solerte vigilanza, della interiore revisione di vita per proiettarci verso Dio, essere accoglienti e recuperare il volto della grazia, rinascere per poi risorgere con Cristo. Voglia Dio che la nascita del Figlio suo unigenito segni la nostra rinascita ad una vita nuova.
La consapevolezza che la nostra vita è segnata da un inizio e da una fine nel tempo ci dovrebbe porre spontaneamente in un atteggiamento più o meno vigile di continua attesa, ancor più se, illuminati dalla fede, siamo ben desti e memori delle parole del Signore: "Vegliate perché non sapete né il giorno né l'ora". La nostra attesa e la nostra vigilanza deve quindi essere senza soste, continua, assidua e crescente, e ciò non soltanto in vista del passaggio finale verso l'eternità, ma anche per quegli eventi che si susseguono nel corso dei giorni, degli anni e della stessa vita e che servono a prepararci nel modo migliore a quell'ultimo incontro. La liturgia ben vissuta a questo ci prepara e in questa direzione ci orienta. La fede e la nostra buona religiosità ci fanno comprendere che alcuni eventi liturgici, l'Avvento è sicuramente uno di questi, meritano una specialissima attenzione e la migliore partecipazione possibile in vista della ricorrenza a cui ci preparano. Ecco per noi il tempo forte di preparazione alla nascita del Figlio di Dio. Ecco puntale l'ammonimento del Signore rivolto a tutti. "Vegliate". Bisogna destarsi dal sonno dell'assuefazione e dall'apatia delle nostre quotidiane banalità perché sta per accadere un fatto pensato per noi da Dio stesso, che riguarda la nostra salvezza nel tempo e nell'eternità. Sgorga da una storia passata e sempre nuova: la triste esperienza del peccato, della infedeltà da parte nostra e l'incrollabile amore di Dio manifestato in mille modi fino a quando non rivela il progetto della redenzione già preannunciato subito dopo il primo .peccato. "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". La solenne promessa, che si attua nella pienezza dei tempi, riguarda la "donna", la Madre, la Vergine Maria, riguarda il Figlio unigenito Gesù Cristo, riguarda la nostra redenzione, già ci parla del santo Natale. Ecco allora i motivi dell'attesa, della solerte vigilanza, della interiore revisione di vita per proiettarci verso Dio, essere accoglienti e recuperare il volto della grazia, rinascere per poi risorgere con Cristo. Voglia Dio che la nascita del Figlio suo unigenito segni la nostra rinascita ad una vita nuova.